GAVORRANO – Si intitola “Pace e giustizia in Medio Oriente – Stop al massacro a Gaza” il presidio che sarà organizzato per venerdì 15 marzo dalle 18:30 in Piazza Mariotti a Bagno di Gavorrano, per poi proseguire con una fiaccolata su via Marconi e conclusione alla Casa del Popolo.
A promuovere l’evento sono il circolo Arcinprogress Aps, Anpi Scarlino Gavorrano, Spi Cgil Gavorrano, Comitato per la difesa della Costituzione Gavorrano, Partito democratico Gavorrano, Sinistra Italiana e Partito della Rifondazione comunista.
“L’Umanità ha raggiunto il suo limite – dichiarano dal comitato promotore -. Le società e i governi intervengano immediatamente. Non rimane molto tempo per fermare la catastrofe. Dobbiamo agire. Le generazioni future non ci perdoneranno di essere rimasti a guardare, la Storia non ci assolverà. Non possiamo essere spettatori passivi di questa situazione drammatica.
“Il conflitto che si sta sviluppando in Medio Oriente ha una portata storica enorme e, potenzialmente, devastante – proseguono -. Il conflitto israelopalestinese non è cominciato il 7 ottobre del 2023, ma va avanti da oltre 75 anni. Sono tre quarti di secolo che la cosiddetta Comunità internazionale si accorge di questa guerra solo quando il conflitto ha un’escalation militare, ma la quotidianità nei Territori Occupati Palestinesi e in Israele è segnata da soprusi, violenze, razzismo istituzionalizzato e umiliazioni. Questa guerra è stata alimentata dagli speculari estremismi. Mai come questa volta l’escalation sembra porre l’Umanità davanti al rischio di una guerra di scala regionale e al genocidio annunciato di migliaia di innocenti rinchiusi nella Striscia di Gaza”.
“Le associazioni che promuovono questo appello sono inorridite da qualsiasi violenza contro i civili, siano essi palestinesi, israeliani o di qualsiasi nazionalità. La vita non ha nazione e nemmeno la morte la deve avere. Tutti gli esseri umani hanno diritto a vivere in dignità e giustizia. Ogni vita umana è preziosa. Noi restiamo umani e lo saremo sempre. Ad oggi la situazione è terrificante. Gaza viene bombardata incessantemente. Oltre 30.000 vittime civili metà dei quali bambini. La prospettiva che Gaza sia invasa via terra e poi occupata dai carrarmati avrebbe delle conseguenze umanitarie enormi, rendendo difficilmente prevedibili la quantità di civili uccisi. L’allargamento del conflitto anche al Libano, già instabile di suo, sembra sempre più possibile, riportando le lancette della Storia indietro di quarant’anni. Il potenziale coinvolgimento di altri Paesi, quali Siria o Iran, porterebbe direttamente alla catastrofe. Ma già l’altissimo numero di morti civili come la lunga lista di crimini di guerra segnano un livello di gravità assoluta”.
“L’attacco del 7 ottobre dimostra ancora una volta che i problemi e i conflitti non si risolvono magicamente da soli, men che meno schiacciando un popolo in condizioni umane insostenibili, nell’umiliazione quotidiana e in prigioni a cielo aperto. Sono decenni che la popolazione di Gaza vive rinchiusa in un’enorme prigione senza alcun margine di autodeterminazione e che la popolazione palestinese della Cisgiordania vive sulla propria pelle soprusi e violenze quotidiane semplicemente intollerabili. Nonostante questo, la barbarie messa in atto da Hamas contro i civili israeliani non ha alcuna possibile giustificazione. In nessun caso è lecito uccidere o rapire la popolazione inerme con il fine di seminare la paura e il terrore. Così come togliere acqua, cibo, luce e qualsiasi rifornimento a una popolazione di quasi due milioni di persone e intimarle a lasciare le proprie case con la prospettiva di un’imminente invasione via terra è una violazione del diritto internazionale umanitario”.
“La grande sconfitta di questi giorni è l’Umanità. La Comunità Internazionale e, in particolare, l’Unione Europea hanno delle responsabilità politiche gravissime. Negli ultimi decenni hanno lasciato che la popolazione palestinese vivesse in un regime di apartheid, che le colonie illegali israeliane si espandessero giorno dopo giorno, rendendo un mero slogan la formula “Due popoli due Stati”, che Hamas e i fondamentalisti ebraici si rafforzassero, che lo scontro da politico diventasse religioso rendendo quasi impossibile il dialogo tra le parti e che la Anp si indebolisse e diventasse un mero orpello, Questa responsabilità politica è enorme e le conseguenze della rimozione della questione palestinese dall’agenda europea ed internazionale potrebbero essere devastanti e, anche, coinvolgerci direttamente. In queste condizioni non ci rimane che provare a far sentire la nostra voce affinché la nostra società e, conseguentemente, i nostri governi sentano la pressione per fare finalmente degli sforzi di Pace reali e credibili”.
“Dobbiamo pretendere che i nostri governi, da quelli locali a quelli nazionali, e l’Unione Europea si impegnino immediatamente per fermare questa catastrofe umanitaria – conclude il comitato -. La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che è il tribunale dell’Onu, ha messo Israele sotto inchiesta per genocidio. E invece Netanyahu ha ordinato all’esercito di invadere Rafah, dove sono sfollati oltre un milione e mezzo di persone in condizioni atroci. Fermare questa “terza guerra mondiale a pezzi” come sostiene Papa Francesco è un dovere politico, etico e morale. Facciamo un appello, tutti insieme, su ciò che è essenziale: fermare il massacro della popolazione di Gaza, cessate il fuoco immediato e permanente, aiuti umanitari subito, liberare tutti gli ostaggi, fine dell’occupazione, autodeterminazione per il popolo palestinese, stessi diritti per due popoli (due popoli e due stati). Il Comitato promotore è aperto alla adesione di tutte le associazioni del territorio, gruppi e singoli cittadini, forze politiche che ne vorranno fare parte”.