GROSSETO – “L’aggressione all’infermiera avvenuta nel reparto di psichiatria dell’Ospedale Misericordia di Grosseto non può essere derubricata come una reazione incontrollata di un paziente o sminuita dal fatto che nessuno ha chiesto il trasferimento in altro reparto, cosa peraltro non vera”. A dichiararlo è l’Unione sindacale di base (Usb) Pubblico impiego.
“Rigettiamo integralmente la debole e inconsistente rappresentazione dell’accaduto che dà la Asl – prosegue il sindacato – e riteniamo che l’ episodio sia, invece, emblematico dei disagi e delle difficoltà che stanno attraversando i servizi di psichiatria della provincia e il personale che vi opera. L’aggressione infatti, costituisce solo l’ultimo anello di una catena di episodi che hanno caratterizzato gli ultimi due anni e che, pur denunciati e segnalati, non hanno prodotto nessuna iniziativa e/o misura organizzativa mirate ad aumentare la sicurezza. L’ennesimo, maldestro tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto, non serve a nascondere la realtà dei fatti”.
“Il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura e il Centro di salute mentale di Grosseto, sono da tempo in sofferenza e in carenza di personale – prosegue Usb -. Dal 2020 a oggi sono passati da avere dodici medici in organico, fra dirigenti e specialisti, agli otto attuali che si riducono a sette effettivi perché, guarda caso, un dirigente medico manca da due anni per infortunio in seguito ad aggressione subita proprio nel reparto ospedaliero. Il Csm di Castel del Piano è in sofferenza e, da quello che ci risulta, da marzo rimarrà con un solo medico e quindi a rischio di cessazione del servizio, mentre notevoli difficoltà incontreranno gli ambiti territoriali delle Colline dell’Albegna e delle Colline Metallifere che passeranno sempre da marzo, da quattro a due medici. Se quanto raccolto corrispondesse alla realtà, ci chiediamo come si pensa di rispondere al più che certo aumento di afflusso presso le strutture territoriali di Grosseto che, già ora sono in grande difficoltà, essendo costrette, sporadicamente, a rimandare visite urgenti o programmate per mancanza dell’unico medico di turno, e come si pensa di rispondere alle esigenze dell’utenza che, impossibilitata a essere assistita sul proprio territorio, rischia di essere abbandonata al proprio destino”.
“Inoltre il reparto di psichiatria, nato per occuparsi della fase acuta della malattia, con ricoveri temporanei e di breve durata, si è trasformato nel tempo in una sorta di struttura semi residenziale con permanenze anche di tre o quattro mesi, a causa della mancanza di strutture ricettive intermedie indispensabili per garantire il proseguo del percorso terapeutico/riabilitativo – va avanti il sindacato. Il rapporto con questa tipologia di pazienti aumenta la complessità assistenziale ma, sempre più spesso, il personale rimane solo in reparto perché il medico è impegnato presso il pronto soccorso. Insomma più che a una reazione incontrollata e imprevedibile, ci troviamo di fronte a una reazione a catena che, a causa della carenza di personale, genera condizioni di lavoro e sicurezza inaccettabili. Ci troviamo di fronte a una crisi profonda dei servizi di psichiatria che per le implicazioni e le ricadute sociali esige risposte e soluzioni immediate e non chiacchere”.
“Servono assunzioni e investimenti – conclude Usb -, servono risposte su quello che sarà il futuro dei servizi psichiatrici della provincia e serve che non venga disperso e ulteriormente demotivato lo straordinario patrimonio umano rappresentato da medici, infermieri, operatori socio sanitari ed educatrici che, nonostante le enormi difficoltà che si trovano ad affrontare continuano a gestire i servizi e ne permettono la fruizione a una fascia vulnerabile della popolazione”.