AMIATA – «Facendo seguito a quanto da voi pubblicato in merito alle dimissioni del sindaco di Santa Fiora, Federico Balocchi dal Cda del Coeso volevo riportare la mia opinione» afferma Franco Ulivieri. «Dal 1995 fino al 2014 ho ricoperto ruoli politici e istituzionali sul territorio dell’Amiata, sindaco di Castel del Piano per due legislature e presidente della Comunità montana Amiata grossetana per dieci anni».
«Le questioni sanitarie sono sempre state al centro delle dinamiche amministrative del territorio, troppo importante è la salute, e il modo come questa viene trattata al momento del bisogno, è fondamentale per tutti. Fino al 1994 l’Amiata faceva parte delle Asl 28 ed aveva una sua identità, poi fu inglobata dalla Asl 9 Grosseto la parte grossetana, mentre la parte senese confluì nella Asl senese. La Asl 9 suddivise il territorio provinciale in quattro Zone distretto, di cui la Zona 3 comprendeva l’Amiata, già all’epoca il ridimensionamento fu notevole in termini economici, politici e sanitari. Ma dovemmo accettare questa decisione».
«Nel 2018 la Regione decise di rivedere a livello regionale le 34 zone distretto e fare un’operazione di accorpamento. Le quattro zone della Asl9 divennero due con l’accorpamento dell’Amiata e delle Metallifere con Grosseto, mentre rimase la zona di Orbetello Pitigliano Manciano e tutto il loro territorio» prosegue Ulivieri.
«Già all’epoca ebbi modo di manifestare le mie perplessità perché conoscendo le dinamiche amministrative sapevo che una zona grande come l’Umbria che va da Follonica a Sorano, avrebbe avuto difficoltà gestionali.La presa di posizione di Balocchi, che vedo non essere sola perché anche le Metallifere stanno riflettendo sulla questione, mi trova perfettamente d’accordo».
«Dobbiamo rivedere il modello organizzativo e gestionale della sanità territoriale, gli ospedali e il territorio hanno bisogno di gestioni funzionali e che sappiano rappresentare i bisogni delle varie realtà provinciali. La Regione deve riaprire un confronto con i territori e rimodellare il sistema, perché così non fa bene non solo sull’Amiata ma su tutto il territorio toscano».