MANCIANO – Disperati. E soli. Come lo sono da molti anni anche se avevano sempre coltivato un filo di speranza. Da ieri non c’è più neppure quella. Il centro che doveva aprire una nuova ala, a Manciano, e in cui il ragazzo sarebbe stato ospitato, non lo vuole più.
È stato il padre di un ragazzo disabile di 27 anni a contattarci. La loro vita, da anni, è un vero inferno.
Il figlio ha una grave disabilità, alla diagnosi di autismo si aggiunge l’agenesia del corpo calloso, una malattia neurodegenerativa caratterizzata da neuropatia sensitivo-motoria grave e progressiva.
«Sino ai 23 anni, pur con tutte le difficoltà, mio figlio lavorava con me a Sei Toscana, lo portavo sempre con me, a giocare calcetto, ovunque» racconta il padre.
Poi la situazione è degenerata. Di mese in mese, di anno in anno. Sempre più incontrollabile e aggressivo a causa della malattia. Da sette mesi non esce più neppure di casa «Dorme sul divano a causa delle medicine – racconta il padre -. Ogni pochi giorni vengono a fargli un’iniezione la cui frequenza nel tempo si è ravvicinata». Questo però non basta. Spesso scattano le crisi, e il ragazzo diventa violento, aggredisce la madre e devono intervenire i carabinieri.
«È mio figlio, e lo dico a malincuore. Sono io a imboccarlo, a lavarlo, a vestirlo. Ma non riusciamo più a gestirlo». La speranza che avrebbe avuto un posto in cui poter essere seguito adeguatamente aveva tenuto su i genitori.
«Ieri, dopo tante promesse, due infermieri sono venuti a dirci che in quella struttura il posto per mio figlio non c’è. Che con il suo comportamento disturberebbe gli altri ospiti» il padre del ragazzo dal dispiacere della notizia ha avuto una crisi epilettica ed è stato ricoverato in ospedale.
La struttura sanitaria il Cupolino (una Rsa, ossia una struttura che ospita anziani) aprirà la nuova ala lunedì, a Manciano. Una Rsd (residenza sanitaria per disabili) che, in uno dei piani, ospiterà 12 persone che dormiranno in stanze doppie.
«Mio figlio doveva essere il primo – racconta il padre – poi, a scaglioni, sarebbero entrati tutti gli altri. Me lo aveva assicurato lo psichiatra che lo segue. Aveva fatto una visita anche con un neurologo per certificare la situazione. Me lo aveva assicurato la ex vicesindaca, Valeria Bruni, che aveva preso a cuore al situazione, come anche il sindaco Mirco Morini e l’attuale vicesindaco Bulgarini. Avevano detto che la struttura era nata proprio per essere a servizio dei cittadini del comune e quindi sicuramente mio figlio sarebbe entrato. Io prendo 771 euro di pensione. Sono andato in pensione prima proprio per seguire mio figlio, e la pensione di invalidità di mio figlio non basta a coprire la retta di una struttura sanitaria privata. Il Comune mi aveva detto che mi avrebbe anche dato una mano».
Qualche giorno fa un infermiere è andato a casa per le consuete cure «Si è seduto nella sua sedia (lui è autistico e abitudinario) ha detto che noi gliele davamo troppo vinte, e che facevamo bene a metterlo in una struttura. Mio figlio ha avuto una crisi, c’è stata una colluttazione. Ho chiamato il medico e mi ha detto che non era una procedura concordata né prevista». Il ragazzo sarebbe troppo grave per quel tipo di struttura.
«Ora mi dicono che potrebbe andare ad Arezzo. Ma la struttura è uguale a questa di qui, quindi non capisco la differenza».
La direzione di Zona delle Colline dell’Albegna della Asl chiarisce che «il paziente è seguito dai servizi socio-sanitari a domicilio da anni. La struttura di Manciano è una Rsd che non possiede le caratteristiche per prendere in cura il paziente. La Commissione Multidisciplinare Disabilità di Zona ha l’incarico di valutare il caso e individuare il percorso assistenziale in una struttura idonea alla complessità della sua condizione socio- sanitaria».
Il padre del ragazzo sta facendo una raccolta di firme tra i cittadini perché il caso del figlio non si perda nel nulla.