GROSSETO – La federazione provinciale del Partito della Rifondazione Comunista si esprime in merito alla questione della protesta degli agricoltori.
«In realtà – affermano – l’aveva fatto già dal suo inizio attraverso il proprio circolo cittadino, ma si ritiene che ci siano molti temi da approfondire per un settore che ha perso in 10 anni 300.000 aziende, specie quelle delle zone interne ed emarginate di collina o alta collina. Ed infatti la prima cosa da fare è distinguere tra semplici contadini ed agroindustriali, divario che è palese anche dal punto di vista degli enormi stanziamenti della Pac (Politica Agricola Comunitaria) che all’80% vanno al 20% delle imprese, assegnando tante risorse ai “latifondisti”. Quindi anziché prestare una maggiore attenzione ai giovani e alle zone rurali isolate (cioè le realtà delle aziende più piccole, che operano nelle aree marginali e che danno un contributo importante all’economia delle aree rurali, all’ambiente, al paesaggio, nonché alla lotta al dissesto idrogeologico garantendo sostenibilità e biodiversità), la fetta più grande della torta dei sussidi spetta ancora a pochi soggetti e questo spesso accade non per politiche decise da fantomatici burocrati, come racconta la vulgata della destra, ma come frutto di decisioni politiche dei governi e dell’Unione Europea. Oggi i prodotti agricoli, che pure al consumatore finale costano tantissimo, vengono pagati pochissimo agli agricoltori che sempre più producono sotto gli stessi costi di produzione, tutto ciò perché tali costi sono stabiliti dalla finanza».
«Sempre nell’ottica di favorire l’agroindustria va collocato l’annuncio del ritiro del provvedimento sull’uso sostenibile dei pesticidi che rappresenta un passo indietro della Commissione Europea sul green deal e sulla transizione ecologica. Infatti la proposta della Commissione sull’uso sostenibile dei fitofarmaci, meritava sicuramente un livello avanzato di interlocuzione con i cittadini e con gli stessi agricoltori mentre calata dall’alto è sembrata di fatto un atto punitivo nei confronti di un settore che vive già elementi di forte difficoltà. L’agricoltura europea e ovviamente l’agricoltura italiana, hanno bisogno di un profondo cambiamento e la transizione ecologica è un passaggio fondamentale che va però affrontato di concerto con gli agricoltori e non contro gli agricoltori. Inoltre i cambiamenti climatici pongono scenari complessi per l’agricoltura e serve un cambio di paradigma a partire da investimenti pubblici e magari anche privati sulla ricerca, ovvero su come migliorare le rese delle produzioni, la qualità, la difese dalle fitopatie. Va ribadito che il nemico è il neoliberismo dei governi e dell’Unione Europea non l’ecologia: c’è una realtà di sfruttamento del salariato agricolo e grossi gruppi finanziari si infiltrano per acquisire (anche attraverso il fenomeno dei contoterzisti) sempre più terreni, allargando così il latifondo».
«Nella nostra provincia ci sono invece molte aziende agricole sensibili alla questione del green e sempre di più aumenta la coscienza di produrre prodotti di pregio, anche se la strada per sensibilizzare sul rapporto costo/qualità è tutta in salita, perché si scontra con le condizioni di vita di chi subisce da anni un costante depauperamento delle proprie entrate. Sarebbe importante partire dal principio che la terra è un bene comune e che dovrebbe essere possibile promuovere tipi diversi di produzione. Molto spesso le cooperative non hanno funzionato, ma occorrerebbe un cambio di passo creando una rete collettiva per una filiera con proposte e competenze, con una diffusione di buone pratiche per connettere gruppi di aziende che stiano insieme su alcuni processi producendo il proprio cibo, provando a venderlo nel proprio territorio anche a mense, ristoranti».
«Purtroppo dobbiamo constatare che è stato ribaltato il concetto sociale dell’agricoltura espresso nella nostra Costituzione con l’articolo 44 che recita: “conseguire il razionale sfruttamento del suolo” e stabilire “equi rapporti sociali”, vale a dire: “curare la qualità del paesaggio” e “assicurare una vita dignitosa a ciascun essere umano”. E il nostro partito lavorerà a fianco di quegli agricoltori che non vogliono che questo principio venga disatteso».