FOLLONICA – La città del Golfo celebra la Giornata della Memoria del 27 gennaio recuperando un tassello perduto della sua storia. Lo scorso anno era infatti stata inaugurata la targa posta sulla facciata del Comune, con su scritti i nomi degli internati militari follonichesi, ovvero coloro che furono imprigionati e deportati per essersi rifiutati di aderire al fascismo.
Grazie alle ricerche dell’Isgrec (Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea), all’impegno dell’Amministrazione comunale, della sezione Anpi di Follonica e della fondazione “Noi del Golfo” di Rino Magagnini è stato possibile dare un nome ad altri sei follonichesi vittime del regime.
«Oggi tocca a noi tramandare la memoria – ha dichiarato Ilaria Cansella, direttrice dell’Isgrec -, non soltanto della Shoah e delle persone sterminate nei campi di concentramento, ma anche di tutti coloro che scelsero di combattere opponendosi al fascismo. Spesso ad essere dimenticati sono gli internati militari, anche la loro è stata una forma di resistenza al nazifascismo. Si stima che siano stati circa 650mila, il gruppo di deportati più numeroso, molti anche nel nostro territorio»
«Abbiamo lavorato insieme ad Anpi e alla fondazione “Noi del golfo” per ritrovare la memoria – prosegue -. Siamo andati per tentativi, basandoci sul passaparola, fino al momento in cui non siamo riusciti a parlare con i familiari degli internati militari. È stato un dialogo che ci ha permesso di capire come dietro ad ognuno di quei nomi ci sia stata tanta sofferenza da parte delle famiglie che attendevano il loro ritorno».
Oggi sulla targa del Comune ci sono in totale 35 nomi e a celebrarli in Comune anche molti membri delle famiglie a cui appartenevano. Grazie alle ricerche è stato possibile stabilire che alcuni di loro furono amici e si aiutarono facendosi coraggio a vicenda. Non solo nomi, ma storie di coraggio, con protagonisti giovani militari dai 18 ai 30 anni, che saranno pubblicate in un volume inedito atteso per il 25 aprile.
«Si tratta di storie di grande sofferenza – ha affermato il sindaco Andrea Benini -, di persone che hanno semplicemente detto un no, decidendo di mettere a rischio la propria vita. Non era la scelta più semplice ma quella più giusta. Credo che sia importante aver messo la targa all’ingresso del Comune, simbolicamente indica che l’unica porta di ingresso in un’istituzione democratica è il no a fascismo. Essere antifascisti è un requisito fondamentale per stare dentro alla Costituzione. Il monito di quei nomi non è soltanto evitare gli errori del passato ma anche quelli del presente, a partire dalle scene raccapriccianti di Acca Larentia. Abbiamo il dovere di ricordare quello che è successo, confrontandoci col presente, anche alla luce di quello che sta succedendo a Gaza. Per farlo dobbiamo combattere con le armi della cultura, dell’etica e della politica».
«È necessario mantenere la memoria per oggi e per domani – ha commentato il presidente dell’Anpi locale Claudio Bellucci -. Questa è forse la strada più giusta: ricordare persone vicine a noi, soprattutto per il bene delle nuove generazioni, che si allontanano da quel periodo nefasto ma di cui devono conservare il ricordo. Dobbiamo fare in modo che i testimoni dell’Olocausto non siano morti invano. Questa ricerca deve essere patrimonio di tutta la cittadinanza. Ringrazio l’Amministrazione comunale e tutto il Consiglio. Consegniamo ai ragazzi un mondo migliore, dobbiamo provarci».
Alcuni momenti dell’inaugurazione grazie alle foto di Giorgio Paggetti.