GROSSETO – Fare la spesa in Maremma costa di più che nel resto della regione. È una tavola salata quella delle famiglie della provincia di Grosseto che hanno speso 689 euro in più per mettere nel carrello pane, pasta, carne, frutta, verdura e bevande nell’anno che si è appena concluso.
Una cifra superiore di 188 euro rispetto alla media regionale (566 euro a famiglia) che posiziona Grosseto al primo posto davanti a Livorno (+654) e Siena (+636). La causa è un’inflazione annuale media per i generi alimentari e le bevande analcoliche dell’11,7% superiore a quella del 2022 quando aveva raggiunto il 9,8% portando ad un aumento di 550 euro. In due anni, sommando l’aumento subito dai prezzi al consumo dei generi alimentari, ogni nucleo ha dovuto esborsare 1.239 euro in più per acquistare sostanzialmente i soliti prodotti alimentari e bevande. A dirlo è Coldiretti Grosseto sulla base dell’elaborazione dei dati Istat relativi all’inflazione nel 2023 secondo cui l’inflazione generale è scesa allo 0,4%.
“In due anni ogni famiglia della nostra regione ha dovuto pagare più di 1.200 euro per rispondere ai normali bisogni alimentari. Uno sforzo che ha destabilizzato le economie di molti nuclei che hanno dovuto fare molte rinunce, cambiare abitudini e ingegnarsi per ridurre al minimo ogni spreco e ogni spesa superflua. Sono sfiancate – spiega Simone Castelli, presidente Coldiretti Grosseto –. Gli effetti della discesa dell’inflazione alimentare, che è passata nella nostra provincia dal 14,3% di inizio anno al 5,4% del mese di dicembre dovrebbero presto farsi sentire e sono una buona notizia anche per le aziende agricole strozzate dagli aumenti dei costi di produzione ed energetici e dal mancato riconoscimento di un prezzo equo e giusto per ciò che producono e portano sugli scaffali della grande distribuzione. Le nuove tensioni in Medio Oriente, la crisi del canale di Suez, rischiano però di avere conseguenze sul costo dei beni energetici e quindi sui costi di trasporto e di produzione portandosi così dietro nuovi rincari dei prezzi. E’ uno scenario che ci preoccupa molto e che potrebbe rimettere tutto in discussione”.
Ma come hanno gestito gli aumenti dei prezzi i toscani? Otto cittadini su dieci (77%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, secondo l’analisi Coldiretti/Censis che evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa con il 72% che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione. Per difendersi le famiglie infatti – sottolinea Coldiretti Grosseto – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Ma anche tagliando gli sprechi che costano, ad ogni cittadino, 385 euro a testa.
“L’emergenza si estende – continua Coldiretti Grosseto – alle imprese agricole colpite dagli eventi estremi che ha ridotto e danneggiato i raccolti e dai bassi prezzi pagati alla produzione che non molti casi non coprono neanche i costi di produzione con il rischio dell’abbandono di interi territori. In questo contesto è importante nel Pnrr l’aumento dei fondi per l’agroalimentare destinati agli accordi nella filiera per salvare la spesa delle famiglie italiane e sostenere l’approvvigionamento alimentare del Paese. Un’occasione unica, che non va sprecata per crescere e garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, dal produttore al consumatore”.
Dove è costato di più fare la spesa in Toscana nel 2023
Grosseto + 689 (11,7% inflazione media annuale)
Livorno + 654 (11,1%)
Siena + 636 (10,8%)
Massa Carrara + 601 (10,2%)
Pisa + 572 (9,7%)
Pistoia + 566 (9,6%)
Lucca + 560 (9,5%)
Arezzo + 524 (8,9%)
Firenze + 501 (8,5%)
Toscana + 566