SCANSANO – “Se non cambia l’approccio, se non ci si rende conto che per i comuni delle aree interne la sanità, come tutti i servizi, va ripensata saremo condannati all’isolamento e allo spopolamento. E magari costretti a sperare nell’arrivo di Emergency come se fossimo zona di guerra o terremotata” afferma la sindaca di Scansano Maria Bice Ginesi per lanciare “un vero e proprio SOS alle istituzioni regionali e provinciali”.
L’occasione è data da un incontro-convegno che, a fianco dell’amministrazione comunale (con Ginesi anche il vicesindaco Matteo Ceriola) ha visto intervenire Andrea Bellardinelli, coordinatore del programma Italia di Emergency, Paolo Calafiore, presidente di Pediatria per le emergenze onlus e Luca Bertacca, responsabile del Pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Misericordia di Grosseto.
Tema: “Essere curati è un diritto di tutti”, con afferma “la Costituzione italiana che – ha sottolineato Bellardinelli – ha ispirato un modello di Sanità pubblica modello per tanti: eravamo i migliori al mondo ma i dati ci dicono che quel sistema si sta sgretolando e a farne le spese sono le fasce più deboli e bisognose”.
E così oggi è Matteo Ceriola a snocciolare i dati: “Tre milioni di italiani rinunciano a curarsi. Impossibili i tempi della sanità pubblica, inarrivabili i costi di quella privata”. Dati che hanno portato Emergency ad approntare un programma Italia, con ambulatori fissi e mobili, diciotto progetti attivi da Porto Marghera a Palermo, passando per zone terremotate o spiagge di sbarchi. Bellardinelli e Calafiore insistono sul fatto che il disegno del Pnrr sulla carta perfetto rischia di arenarsi per mancanza di personale e una burocrazia asfissiante. E tutti e due sottolineano un dato: “il volontariato è risorsa fondamentale, ma deve essere a fianco del pubblico, un di più, non il motore trainante che invece è diventato in tante zone”.
“Le aree interne aggiungono ai problemi condivisi con il territorio nazionale – tagli, mancanza di personale e burocrazia – quelli legali all’isolamento. Siamo 4500 su 27 mila ettari di territorio, in alcune zone non c’è internet, traballa anche la rete telefonica e le strade sono quel che sono. Se i servizi non arrivano qui, saremo sempre meno e più isolati” sottolinea Ginesi.
Luca Bertacca vede il bicchiere mezzo pieno: “Malgrado tutto, la Toscana è ancora regione virtuosa e Grosseto provincia meno disastrata. Ma sì – ammette – la fuga dal pubblico e un territorio rurale portano il sistema a implodere. Ci vorranno anni per formare nuovi medici. Intanto non si spremono sempre gli stessi mal pagati e male utilizzati, carichi di adempimenti burocratici. La strada non può essere accentrare, bisogna portare la sanità fuori dall’ospedale mettendo assieme Asl e volontariato per darci obiettivi comuni. La programmazione fatta è molto bella sulla carta, ma se non ha gambe…”.
Tania Barbi, responsabile Società della Salute, invita “ad un approccio diverso perché è impensabile pretendere di risolvere con i vecchi criteri: case della salute, hub, infermieri di famiglia, assistenti sociali, ostetriche sono le figure su cui puntare come collegamento tra assistiti e medicina”.
Maria Bice Ginesi conclude: “Tutto vero ma da qui sembra tutto molto, sempre più lontano. E’ essenziale che si riesca a far intervenire la politica a far sì che la logica della sanità non sia aziendale ma sociale”.