GROSSETO – «Vivo a Grosseto. Soffro di una depressione maggiore da diversi anni, che alterna fasi in cui vivo una vita discretamente normale a periodi in cui la depressione ritorna a farsi sentire piuttosto forte ed ho bisogno di cure più consistenti e di essere seguita e controllata da uno specialista». Inizia così la lettera inviata da Paola, una nostra lettrice.
«Fino a settembre scorso sono stata in cura prima a Pisa, poi a Cascina. Avendo avuto bisogno a settembre per un acuirsi della malattia con vertigini, incapacità a stare in piedi stabilmente, mal di testa, cadute, per alcuni momenti perdita della vista, di un ricovero in Pronto soccorso e successivamente di un secondo ricovero, ho deciso di prendere un medico a Grosseto che fosse più facilmente accessibile e reperibile».
«In Pronto soccorso si sono accorti che c’era un eccesso di litio nel sangue (peraltro di non facile spiegazione, perché non avevo mai superato i dosaggi massimi consentiti) e, concordemente con il Centro antiveleni di Firenze, me l’hanno tolto completamente dalla cura ed hanno proceduto ad una disintossicazione. Così sono rimasta con metà cura. All’uscita dal Pronto soccorso sono stata inviata urgentemente da un medico specialista in psichiatria all’ospedale Villa Pizzetti, affinché mi fosse rimodulata tutta la cura» prosegue la lettera.
«Dopo la presa in carico, avvenuta compilando una scheda con i miei dati personali, mi è stata assegnata una dottoressa che mi ha fatto una prima visita, prescrivendomi farmaci simili ai miei, ma con dosaggi un po’ diversi. Naturalmente sono rimasta sempre senza litio. Per un mese sono andata verso un miglioramento».
«Alla seconda visita, la dottoressa si è accorta che ero un po’ troppo tonica e mi ha dato gli stessi farmaci con dosaggio ridotto e alcuni a rilascio prolungato, con la possibilità di aumentare una pillola, in caso di insonnia. Sono rimasta ancora senza litio, per non rischiare – prosegue Paola -. Dopo questa seconda visita, ho avuto una ricetta rossa prescritta dalla dottoressa per una prossima visita di controllo e per aggiustare tutta la cura, visto che nel mio organismo continuavano a mancarmi dei farmaci che prendevo da anni. Da qui è cominciato il mio calvario e il “delirio” del Centro salute mentale (Csm) del Pizzetti. Mi era stato detto di chiamare l’accoglienza, per farmi dare un altro appuntamento. lo chiamo e mi sento rispondere che è la dottoressa che mi deve fissare un’altra visita e quindi la mia richiesta è stata rimandata alla dottoressa».
«Ho aspettato quasi un mese, visto che non stavo più malissimo, ma non arrivava nessuna telefonata. Richiamo il Pizzetti e mi viene detto che sono io a dover chiamare dopo il 21 di ogni mese, ogni giorno, e aspettare il giorno in cui ci sia un posto libero per la prenotazione. Ripeto che la volta precedente mi era stato detto che era la dottoressa che mi doveva telefonare, ma non aveva chiamato. Mi dicono che ho capito male e, addirittura, mi chiedono di dimostrare che sono stata presa in carico da loro e se ho compilato la scheda di accettazione. Faccio presente che, non solo l’ho compilata, ma ho già fatto due visite con la dottoressa».
«Mi chiedono di nuovo una prova di tutto questo. Prendo la ricetta e leggo tutti i dati, compreso il timbro e la firma della dottoressa. Allora vengo creduta e, dopo mia insistenza, perché nel frattempo avevo ricominciato a sentirmi peggio, mi si dà un appuntamento per il 16 di dicembre, cioè dopo 15 giorni, perché la dottoressa aveva il Covid. Cerco di tirare avanti e di resistere».
«Il giorno prima dell’appuntamento, una telefonata lo disdice perché la dottoressa aveva ancora il Covid. Naturalmente la rabbia sale, perché sentivo sempre più il bisogno di una visita e di una cura completa e mi faccio “sentire”, al che mi viene dato un appuntamento per il 28 dicembre, senza garanzia, perché, se il medico che visita viene chiamato in reparto, la visita non si può più fare».
«L’unica alternativa è farsi fare una richiesta urgente dal medico curante, con la quale la visita deve essere fatta entro 48/72 ore, oppure andare al Pronto soccorso o chiamare la guardia medica. Chiamo il mio medico, ma non riesco a rintracciarlo. Dopodiché mi sento peggio, vertigini, instabilità alla posizione eretta, mal di testa, tachicardia. Chiamo la guardia medica che, non essendo specialista, non può far altro che dirmi di aumentare un po’ di gocce di EN. Naturalmente è un tampone, ma, ormai, tiro i denti fino al 28» prosegue la nota.
«Il 27 mattina, dal Pizzetti, telefonano di nuovo e dicono che la visita è ancora annullata, perché, stavolta, la dottoressa ha la febbre e che neppure mi verrà dato un nuovo appuntamento, ma dovrò aspettare la dottoressa stessa, quando potrà chiamarmi».
«Mi sento presa in giro nella mia dignità di paziente che sta male ed ha diritto a una visita specialistica, rinviata da una settimana all’altra, per farmi tacere e darmi il contentino. Ora sono in questa situazione, sotto Natale, non trovo un medico neppure a pagamento che mi dia un appuntamento. Sto sempre peggio e non posso curarmi da sola» continua.
«Vorrei denunciare a chiare note, forte e chiaro, il mal funzionamento della sanità al Csm, la mancanza di medici e di personale amministrativo della segreteria, del punto accoglienza. Sembra che ogni persona con cui parli, si inventi una storiellina per mandarla per le lunghe e poi c’è la pazzesca mancanza di dialogo fra gli impiegati, ognuno dei quali non sa quello che ha fatto o registrato l’altro e nessuno trova i dati trascritti dall’altro. Ho parlato con tre persone diverse e nessuna delle tre mi trovava come paziente presa carico».
«L’ultimo “aggiornamento” il protocollo non è quello dettomi al Pizzetti, la richiesta urgente dal medico curante da diritto a dieci giorni di tempo per essere visitata e non alle 48/72 ore, come aveva detto l’ultimo impiegato con cui ho parlato, quella si può fare, ma solo andando, prima, al Pronto soccorso e facendosela prescrivere da un medico di Pronto soccorso. Non solo, si fa avanti ancora un altro gentile impiegato che suggerisce di andare la mattina alle 9 al Pizzetti, perché a quell’ora viene un sostituto per uno specialista assente (qualcuno mi aveva parlato in precedenza di questo sostituto?) e, con l’urgenza, di cui sopra posso provare a parlarci. Così faccio, stamani, 28 dicembre e, naturalmente, il sostituto dove si trova? Al Pronto soccorso dove è stato chiamato per un’ulteriore sostituzione. Ecco il cerchio si chiude».
«Io dico che è una vergogna, che non c’è professionalità, né umanità, né organizzazione. E, che, specialmente in patologie così delicate, non si dovrebbe permettere un simile trattamento a una persona che soffre profondamente e che ha bisogno indispensabile di uno specialista, perché un medico generico non è in grado di dare una cura idonea».