GROSSETO – Una targa per ricordare Giacomo Saporito, un agente della polizia cittadina morto il 2 dicembre 1903 a causa dell’agguato di un malvivente.
Saporito, primo caduto della polizia (allora si chiamavano guardie di città) di Grosseto, era stato dimenticato (anche se nel sacrario della polizia il suo nome è ricordato).
Poi Oriano Negrini mettendo a posto alcuni vecchi faldoni del tribunale di Grosseto ha ritrovato la sua storia.
Saporito, 36 anni, era siciliano e si era trasferito per lavoro a Grosseto, racconta Negrini che ha scritto un libro sull’argomento. In estate in Maremma arrivavano i braccianti da Siena per il lavoro delle campagne. Tra loro Carlo Colombo, l’mocida. L’uomo infastidiva spesso le donne in piazza del mercato (ora piazza del sale) e i commercianti. Durante un pattugliamento di cui faceva parte Saporito, Colombo prese le guardie alle spalle, esplose dei colpi in aria e quando i poliziotti si avvicinarono sparò verso di loro colpendo Saporito che lo inseguì andando ad accasciarsi in via san Martino. Agonizzò una settimana in ospedale con un proiettile piantato nel cuore e poi morì.
Allora non c’era la scientifica o il Ris, e vedendo il proiettile l’armaiolo Tognoni stabilì che si trattava di un calibro sette.
Ricercato Colombo fu infine catturato, arrestato, condannato e rinchiuso in un manicomio criminale.
La storia di Saporito, dimenticata in città, è stata l’occasione per rendere onore al primo poliziotto ucciso mentre faceva il suo dovere in città.
Per questo il questore, Antonio Mannoni, ha deciso di dedicargli una targa nella piazza d’armi della Questura e, in accordo con il sindaco, un in piazza del sale, dove fu colpito mortalmente. «Saporito ha sacrificato la propria vita per la collettività» ha sottolineato il questore.
«È importante ricordare un uomo straordinario come l’agente Saporito primo caduto della polizia nella nostra città – afferma il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna – . Queste targhe sono il nostro modo tangibile di ricordare il suo sacrificio. Gli uomini in divisa sono gli unici che fanno la guerra in tempo di pace. E quello di Saporito purtroppo non sarà l’ultimo sangue versato per difendere la nostra sicurezza».
L’Anps, che si è occupata della ricerca, come ha ricordato il presidente regionale Alessandro Vitarelli, ha ripercorso la storia dell’agente saporito. «Purtroppo non siamo riusciti a trovare i parenti né a dargli un volto».