GROSSETO – Dall’Ombrone al fiume Niger in Mali, 3200 chilometri in linea d’aria: questo il tragitto che ha seguito Mina, la femmina di falco pescatore nata in uno dei nidi del Parco della Maremma nel 2023, segnalata qualche giorno fa vicino a Houndou Bongo, sul fiume Niger, dopo aver attraversato il deserto del Sahara.
Tra i vari nati di quest’anno, Mina era l’esemplare che meno si era allontanata dal proprio nido, con un timido spostamento fatto a settembre per raggiungere il medio corso dell’Ombrone, poco lontano da Paganico. Un volo di prova, evidentemente, per prendere coraggio e cimentarsi nella grande traversata.
Mina è partita verso sud l’8 novembre e già il giorno successivo il suo Gps (un dispositivo che tutti i falchi del progetto portano su di sé) la segnalava in Tunisia, pronta per attraversare il deserto del Sahara. Dal deserto nessun segnale a causa dell’assenza di copertura della rete che lo trasmette, ma nove giorni dopo, il 19 novembre, ecco di nuovo apparire Mina sulle sponde del Fiume Niger.
Un viaggio che ha dell’incredibile, ma che pure è all’ordine del giorno per questi rapaci dalla muscolatura d’acciaio ma dal peso di circa 1,5 chilogrammi. L’attento monitoraggio del lungo viaggio di Mina è stato possibile grazie al lavoro dei ricercatori coinvolti nel Progetto Falco Pescatore, che dal 2002 si è posto l’obiettivo di ricostituire una popolazione nidificante di questo rapace nel Parco della Maremma.
Nel 2011 la prima nidificazione nell’area protetta, per poi estendere il progetto alla Diaccia Botrona, alla Riserva Statale e Oasi Wwf Laguna di Orbetello e ad altri siti in Italia. Oggi le coppie nidificanti in Italia sono sei di cui cinque in Maremma. A partire dal 2024, il Parco della Maremma ha messo in programma il monitoraggio del Biancone, un altro importante rapace che vive nel nostro territorio e del quale verranno censiti esemplari e siti di nidificazione.
L’11 febbraio è invece in cartellone (quello di Parco Aperto) una giornata dedicata ai rapaci, con la visita ai principali e più suggestivi habitat, accompagnati dai ricercatori dell’Ispra, e un incontro ravvicinato con alcune specie recuperate dal Crasm di Semproniano. La foto del falco pescatore è di Giuseppe Anselmi.