SCANSANO – “Abbiamo vinto. Due parole attese sette anni, rimbalzate ieri, a Scansano, di cellulare in cellulare: le trivelle non entreranno in azione né a Pancole né a Pomonte”. Ad annunciarlo il sindaco di Scansano Maria Bice Ginesi.
La Regione Toscana ha notificato a Terra Energy il diniego all’ennesima proroga chiesta dalla società per tentare di dimostrare di avere i numeri economici e tecnici per affrontare costosissime ricerche geotermiche nelle due frazioni del comune maremmano.
“È una gioia immensa – commenta Ginesi -. Per prima cosa voglio dire che è una vittoria corale, di tutto il paese, merito di ciascuno di noi. Un risultato sudato ma fermamene perseguito come può fare solo chi sa di avere tutte le carte in regola e il dovere di difendere questo territorio. Ci liberiamo di un macigno che pesava sul nostro futuro e che ha assorbito tempo ed energie che invece dobbiamo dedicare al nostro paese”.
“Sette lunghi anni di una battaglia iniziata con la nascita del Comitato Scansano Sos Geotermia – sottolinea il portavoce del comitato e vicesindaco Matteo Ceriola – e che, grazie ad un capillare lavoro di informazione e raccolta di firme, ha coinvolto tutto il paese. Si sono impegnate le due amministrazioni comunali succedutesi i questi anni, le principali attività produttive locali come Consorzio di tutela del Morellino, Cantina dei Vignaioli, cooperativa di Pomonte. È stato un lavoro immane. Ringrazio tutti, uno per uno e in modo particolare Jacopo Biondi Santi che ha sostenuto economicamente la battaglia legale. E l’avvocato Stefano Pasquini cui dobbiamo un grande e qualificato lavoro giuridico”.
“Un grazie – chiosa Ginesi – va anche agli assessori regionali Monia Monni e Leonardo Marras, che hanno accompagnato questo percorso. Il primo passo è stato qualificare tutto il territorio comunale presidio di produzioni Dop, Doc, Docg e Igt come Area Non Idonea alla geotermia. Qualifica riconosciuta dalla Regione che però (ecco il cortocircuito) in virtù del regio decreto del 1927 che regola l’attività mineraria, ha rilasciato permessi di ricerca costosi ed invasivi non meno delle centrali che in Area non idonea non si sarebbero poi potute realizzare. Un cortocircuito che ha provocato un primo ricorso ancora in attesa di pronuncia del Tar. Di discussione in discussione, di rinvio in rinvio, l’attenzione si è concentrata sulla società che ha chiesto i permessi di ricerca: capitale sociale irrisorio (passato da diecimila e centoventimila euro solo perché così imponeva la legge) certamente insufficiente a sostenere trivellazioni il cui costo è lievitato a trenta milioni di euro ciascuna. Senza contare le spese necessarie al ripristino dei luoghi. È il motivo per cui, alla fine del lungo e tormentato iter, la Regione ha negato definitivamente i permessi”.
“Festeggeremo – dicono a una voce Ginesi e Ceriola – ma non deponiamo le armi. Ora l’obiettivo è far approvare in Parlamento la proposta di Marco Simiani che risolverebbe il problema alla radice stabilendo, semplicemente, che nelle Aree Non Idonee è vietata la ricerca mineraria. Perché questa brutta storia non possa ripetersi, né a Scansano né altrove”.