GROSSETO – Cresce il fatturato del comparto chimico per effetto di un buon andamento dei primi due trimestri del 2022, ma la crisi di Venator condiziona il futuro del settore in provincia di Grosseto. Il bilancio di sostenibilità 2022 del comparto chimico regionale, presentato da Confindustria Toscana, vede luci e ombre nello scenario che riguarda le aziende grossetane, concentrate nel polo di Scarlino, a partire da Venator e Nuova Solmine.
I numeri, riferiti al 2022, riportano un fatturato complessivo pari a 490 milioni di euro prodotto dalle imprese del settore in provincia di Grosseto, in netta crescita rispetto ai 404,5 milioni registrati nel 2021, primo anno post-Covid. Delineano uno scenario sostanzialmente positivo anche i numeri riferiti alla spesa per i dipendenti (23 milioni), i pagamenti alla pubblica amministrazione (3,5 milioni) e l’indotto generato a fornitori e imprese terze locali (46 milioni). Diminuisce, invece, la forza lavoro diretta totale che passa da 340 unità del 2021 a 325. Un calo che si spiega con la crisi dello stabilimento Venator di Scarlino, la principale impresa chimica grossetana, il cui andamento non può che condizionare l’intero comparto.
«Il principale elemento positivo di questo bilancio di settore, riferito alle aziende della nostra provincia che da sempre rappresentano un valore fondante dell’economia del territorio – dichiara Dario Lolini, presidente della sezione Chimica della delegazione di Grosseto di Confindustria Toscana Sud – è senza dubbio il volume del fatturato nonostante la crisi, un valore importante che si distribuisce anche ai fornitori e ai dipendenti locali. Ma è un dato che non deve ingannare, perché la situazione è estremamente critica: è vero che Nuova Solmine è riuscita a contenere meglio del previsto le conseguenze del momento negativo del vicino stabilimento Venator, differenziando il proprio mercato, ma la crisi della principale impresa chimica grossetana riguarda tutti. Se infatti osserviamo l’andamento del secondo semestre del 2022, i dati evidenziano un crollo delle attività e dei fatturati, per non parlare del bilancio di sostenibilità 2023 che presenteremo l’anno prossimo e che rappresenterà una situazione ben più difficile, sia per quanto riguarda i volumi di attività che per la tenuta occupazionale complessiva. Nuova Solmine è riuscita ad assorbire il duro colpo legato alla mancanza del suo principale cliente individuando nuovi mercati, differenziando prodotti e clienti, muovendosi con rapidità e decisione ma è molto importante che si ristabilisca questa condizione che conferisce a tutto il polo maggiore stabilità e continuità operativa nel tempo.
«Il polo chimico del Casone resta un asset indispensabile per il nostro territorio – dichiara Giovanni Mascagni, responsabile della delegazione di Grosseto di Confindustria Toscana Sud – perché questo comparto rappresenta da sempre un valore fondante l’economia locale. Venator e Nuova Solmine rappresentano circa il 50% dell’export provinciale e sono le due realtà che maggiormente hanno restituito redditi, prospettive e sviluppo a un territorio che ha sempre avuto bisogno di lavoro. Hanno un’attenzione assoluta verso i propri lavoratori e fornitori. Lo dimostra il fatto che, caso difficilmente riscontrabile in qualsiasi contesto, in questo momento si continua a pagare le retribuzioni dei lavoratori, questo è il caso di Venator, nonostante la fermata produttiva. Queste aziende interpretano in maniera dinamica i principi della sostenibilità economica, sociale e ambientale come dimostrato dalle numerose attività di miglioramento ai propri processi produttivi».
«Purtroppo – prosegue – Venator sta attraversando una forte crisi che rischia di compromettere il futuro di questo importantissimo asset che ha una rilevanza strategica nazionale (unico sito italiano di produzione del biossido di titanio e maggiore stabilimento di produzione di acido solforico). Pertanto dobbiamo lottare affinché il polo chimico possa continuare a crescere, svilupparsi ed anche migliorare. Accogliamo positivamente l’autorizzazione allo stoccaggio temporaneo dei gessi rossi, il materiale di scarto del processo di produzione di Venator, ma questo non può bastare in quanto non sufficiente a dare una prospettiva produttiva neppure di medio termine. Le imprese hanno bisogno di condizioni stabili e prospettive di lungo raggio per garantire i propri processi produttivi. Per questo motivo ci aspettiamo che l’azienda faccia la sua parte nel presentare nuovi progetti e che istituzioni e amministrazioni sostengano tali iniziative».