GROSSETO – Lo scorso 4 novembre a Grosseto è stato presentato l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.
In Maremma aderiscono all’Osservatorio: Anpi comitato provinciale “Norma Parenti”, Arci Grosseto, Centro Studi per la Scuola Pubblica (Cesp) Grosseto, Cobas Scuola Grosseto, Comitato pace e disarmo, Coordinamento Genitori Democratici (Cgd) Grosseto, Grosseto Città Aperta, Partito Comunista Italiano (Pci) Grosseto, Partito della Rifondazione Comunista (Prc) Grosseto, Sinistra Italiana (Si) Grosseto.
“L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, memore delle tragedie causate dalla guerra, opera da molti anni in percorsi educativi che in Maremma coinvolgono studentesse e studenti di ogni ordine e grado – afferma Luciano Calì, Comitato provinciale Anpi “Norma Parenti”. Quello che accade quotidianamente nel mondo ci mostra, ancora una volta, la pressante esigenza di sperimentare progetti di educazione alla pace ed alla nonviolenza nel quadro della Costituzione della Repubblica Italiana, a partire dall’articolo 11 che, in maniera coraggiosa, sancisce il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. La presenza dell’Anpi nell’osservatorio si richiamerà con decisione a questi principi”.
“Come Arci Grosseto – dice Simone Ferretti – aderiamo all’Osservatorio convinti che solo attraverso una vera educazione alla pace ed all’accoglienza che attraversino le scuole di ogni ordine e grado sia possibile costruire una società più giusta. Siamo certi che sia il concetto di Difesa non armata della patria quello che deve essere al centro dell’educazione delle nuove generazioni. La difesa e la sicurezza si fondano secondo noi sulla cultura, l’accesso ai diritti per tutt*, sulla giustizia sociale, e che solo attraverso questo è possibile davvero costruire un mondo più giusto e più sicuro”.
“Il Comitato ha aderito all’ osservatorio contro la militarizzazione perché ne condivide le finalità. Ritiene utile realizzare progetti di educazione alla pace nelle scuole di ogni ordine e grado del territorio. I progetti che si possono realizzare in sinergia con l’Osservatorio consentono di potenziare le modalità operative e di creare una sinergia che consenta ai pacifisti di presentare percorsi di educazione alla pace” sono le parole di Clelia Formiconi, Comitato pace e Disarmo Grosseto.
“Da sempre la scuola è luogo deputato alla conoscenza ed all’incontro, connotazioni positive che aiutano a formare le coscienze dei cittadini di domani – sottolinea Daniela Castiglione, Coordinamento Genitori Democratici Maremma. Il Coordinamento dei Genitori Democratici, in assoluta continuità con l’importante lavoro di Gianni Rodari, giornalista, scrittore, antifascista ma, soprattutto, “maestro di maestre e maestri”, ha pertanto deciso di aderire con convinzione all’Osservatorio Scolastico per fermare eventuali militarizzazioni di luoghi e programmi didattici. Il ruolo dei genitori è infatti quello di essere parte attiva, attenta e sensibile, nel patto educativo tra scuola e famiglia”.
“Aderiamo all’Osservatorio perché riteniamo che la scuola debba essere salvaguardata da ogni forma di indottrinamento, specie quello di tipo militare. Essa deve essere il luogo preposto alla formazione dello spirito critico che garantirà la piena libertà e consapevolezza delle scelte future. Dobbiamo proteggere i ragazzi da chi cerca di propagandare modelli culturali improntati al machismo e alla sopraffazione” dice Stefania Amarugi, segretaria provinciale di Grosseto del Partito della Rifondazione Comunista.
“L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole nasce nei primi mesi del 2023 anche per iniziativa del sindacato dei Cobas Scuola Grosseto – aggiungono Sara Conte, Cobas Scuola Grosseto; Giuseppe Follino, Cesp Grosseto, in collaborazione con la sede provinciale del Cesp (Centro Studi per la Scuola Pubblica) -. In seguito ad una serie di convegni, uno dei quali tenutosi a Grosseto, finalizzati a denunciare il costante incremento delle spese militari e della circolazione di armi in un contesto internazionale nel quale la guerra nucleare più che mai si profila purtroppo come possibile nefasto orizzonte, ci si è presto resi conto di come le scuole e le università stanno sempre più diventando terreno di conquista di una ideologia bellicista e di controllo securitario. Questa invasione di campo vede come protagonisti rappresentanti delle forze militari addirittura in qualità di “docenti”, che tengono lezioni su vari argomenti (dall’inglese affidato a personale Nato a tematiche inerenti la legalità e la Costituzione) e arriva a coinvolgere persino i percorsi di alternanza scuola-lavoro (Pcto). Smilitarizzare le scuole e l’educazione vuol dire rendere gli spazi scolastici veri luoghi di pace e di accoglienza, opporsi al razzismo e al sessismo di cui sono portatori i linguaggi e le pratiche belliche, allontanare dai processi educativi le derive nazionaliste, i modelli di forza e di violenza, l’irrazionale paura di un “nemico” (interno ed esterno ai confini nazionali) creato ad hoc come capro espiatorio”.