GROSSETO – Tante sigle in piazza, attorno al monumento di Canapone, per manifestare a sostegno delle legge per l’aborto. Sindacati, partiti, associazioni e cittadine e cittadini hanno risposto alla chiamata dell’associazione Libera di Abortire.
Per ribadire il no a qualunque disegno di legge che voglia in qualche modo rendere più difficoltoso il già tutt’altro percorso intrapreso dalle donne che decidono di praticare l’interruzione di gravidanza, tra medici obiettori e ostacoli di ogni genere.
Anche il sindaco, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, invitato dai manifestanti, ha ascoltato le istanze delle sigle presenti. La manifestazione è infatti nata dalla scelta del primo cittadino di Grosseto di firmare la proposta di legge “un cuore che batte” che obbligherebbe i medici a far ascoltare il cuore del feto alle donne che decidono di abortire. Una modifica della legge 194 che non è piaciuta a molte donne.
Quando a intervenire in piazza è stato il primo cittadino gli animi si sono surriscaldati (già mentre a parlare era l’onorevole Marco Simiani il consigliere di maggioranza Andrea Vasellini aveva discusso animatamente con una donna che si trovava accanto a lui). Prima la contestazione, poi il sindaco ha ribadito di non essere antiabortista e che anzi querelerà chi lo ha definito così. «Voglio solo che vengano applicati i primi cinque articoli della legge 194 – ha detto – e sono dalla parte delle donne. L’obbligo di far ascoltare il cuore, poi è per il medico, non per la donna che, con la legge 219 può rifiutarsi e ha il diritto di autodeterminarsi».
«Io sono tenuto, come sindaco, ad accettare le proposte di legge che mi vengono sottoposte; nella fattispecie la proposta in questione veniva nientepopodimeno che dalla presidente della commissione pari opportunità (e qui sono scattati i fischi della piazza) qualunque sindaco in questa situazione avrebbe fatto quel che ho fatto io» prosegue il sindaco.
«Quel che vi domando è ma contro chi protestate, contro quale violenza. Sono stato tacciato di essere sessista, misogino, trumpista, orbanista. Il giorno dopo una coalizione di persone si è scagliata con violenza su di me. Sono stato minacciato nei post, è stata minacciata mia figlia e la mia famiglia. Io non ho mai messo in dubbio la libertà della donna di abortire. Io sono stato oggetto di violenza: imparate a leggere le leggi, e sappiate, donne, sono dalla vostra parte».
Il sindaco è stato poi invitato a firmare la proposta di legge dell’associazione Libera di abortire che ha allestito un banchetto in piazza.
«Su tutto il territorio nazionale c’è un’ostilità contro quelle persone che vogliono esercitare i propri diritti, c’è ostilità da parte delle istituzioni a voler comprendere che il corpo e la vita delle persone appartiene solo a loro. Noi come Libera di abortire – afferma Giovanna Conte – siamo qui per ribadire questo. Non stiamo negoziando alcun diritto: i diritti non si negoziano, si tutelano e si difendono».
«Ci hanno accusate di essere aggressive, pazze. Ma qui stiamo parlando della salute di donne che vogliono semplicemente autodeterminarsi. Tutti i giorni le persone vengono violate negli ospedali pubblici dai medici obiettori: sappiamo che abbiamo una normativa datata, un cappio attorno al collo di chiunque voglia autodeterminarsi e decidere del proprio corpo. Questa è una violenza, nessuno chiederebbe ad un uomo se è abbastanza consapevole per operarsi a una gamba. A una donna viene chiesto se ha abbastanza coscienza per decidere di sé».
«Questa lotta non è solo delle donne e non è solo delle persone con utero – prosegue Conte -, questa lotta dovrebbe essere di tutte le persone perché i diritti sono di tutte le persone. Prendiamo la nostra responsabilità civile scendendo in piazza e lottando per tutte le persone. Siamo state minacciate di querela. Siamo qui possiamo riceverla fisicamente. E poi siamo state tacciate di aver frainteso: questa è una parola che io mi sento ripetere spesso nella mia vita personale professionale. Io non ho frainteso nulla: le parole sono scritte e sono chiare».
Parlando del post del sindaco dice: «Io nel post ho letto “ho deciso di firmare”; non c’è nulla di fraintendibile nella decisione di firmare una proposta che obbliga, e qui riprendo le parole del sindaco “l’obbligo non è per la donna ma per il medico” ma chi usa violenza contro le donne se non i medici obiettori quando le donne vogliono abortire. Quindi la violenza è proprio verso chi vuole abortire, le istituzioni usano violenza aiutando i gruppi antiscelta a progredire, a crescere nei nostri ospedali pubblici con i soldi di tutte e tutti voi. Io dico: non negoziamo ma ribadiamo che abbiamo dei diritti e vogliamo che vengano tutelati».