SCARLINO – “Ho incontrato in settimana – dice il deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Fabrizio Rossi, – alcuni rappresentanti delle Rsu e delle organizzazioni sindacali di categoria per fare il punto sull’attuale situazione dello stabilimento Venator di Scarlino, alla luce anche dell’ultime importanti novità, rappresentate dall’insediamento del nuovo Cda del colosso mondiale della produzione del biossido di titanio e sull’iter delle autorizzazioni per lo stoccaggio dei gessi rossi, promesse dalla Regione Toscana. Queste ultime ancora non sono arrivate e tengono con il fiato sospeso oltre 200 lavoratori, senza dimenticare gli altrettanti dell’indotto”.
“Prima di entrare nel merito, vorrei fare una sintetica, ma doverosa cronistoria della vicenda Venator. Tutto è iniziato circa un anno, quando l’azienda annunciò il licenziamento dei lavoratori e la probabile chiusura dell’impianto scarlinese. Di passi da quel settembre 2022 ne sono stati fatti tanti. Il primo, è stato quello che Venator è ritornata sui propri passi e, pur tra le varie vicissitudini societarie interne oggi risolte, non ha licenziato nessuno e non ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. Di pari passo, sono andati avanti gli incontri tra l’azienda stessa, le rappresentanze dei lavoratori, le Istituzioni locali e la Regione Toscana, per trovare le opportune soluzioni per lo stoccaggio dei gessi rossi, così da far ripartire la produzione aziendale il prima possibile”.
“Quindi, dopo oltre un anno di tira e molla, fatto di chiarimenti e approfondimenti vari sulla possibile area di stoccaggio dei gessi rossi, oggi non siamo però arrivati ancora a nulla. Dell’area interna denominata “Disposal”, della quale tra l’altro i vari Enti e uffici interpellati, tra i quali Arpat, Genio civile, amministrazioni comunali, Provincia, si erano espressi in modo positivo, senza dare alcun diniego – ma solo eventuali prescrizioni- apprendiamo che la Regione Toscana sembrerebbe aver deciso di dare risposta negativa. Quindi, allo stato attuale, rimane solamente il deposito di stoccaggio temporaneo dei gessi sul tavolo della Regione Toscana. Una soluzione, quest’ultima, anche se di breve prospettiva, e quindi non risolutiva, consentirebbe alla Venator di poter dare una speranza per il sito di Scarlino e per il futuro prossimo di quei 200 lavoratori e delle loro famiglie che oggi sono costrette a vivere nel limbo. Se anche questa soluzione venisse cassata dalla Regione Toscana, la Venator con tutta probabilità si troverebbe costretta a chiudere definitivamente il sito di Scarlino, con un solo colpevole di tutto questo: la Regione Toscana che con il proprio ambiguo atteggiamento, non ha permesso di trovare soluzioni”, conclude Rossi.