GROSSETO – Il coordinamento donne “Licena Rosi Boschi” della sezione Anpi “Elvio Palazzoli” vuole esprimersi in merito alla vicenda “Un cuore che batte”.
«Riteniamo infatti indispensabile – spiegano – che si levino quante più voci possibili per protestare di fronte a questo ennesimo tentativo di calpestare i diritti, specie quelli che le donne si sono conquistate dopo anni di battaglie. Questa è un’ulteriore dimostrazione di quanto purtroppo niente possa essere dato per scontato specie in un momento storico come quello attuale in cui si vogliono riportare indietro con ogni mezzo le lancette della storia. Il governo italiano si accoda ai “patrioti europei ungheresi” ed il nostro sindaco naturalmente non è da meno. Per cui, grazie a Vivarelli Colonna, Grosseto (prima città di Italia ad avere avuto un consultorio) si trova ancora una volta a far parlare di sé in negativo (dopo il meme sulla Schlein, i video in palestra per allenarsi contro i comunisti, l’intitolazione di una via ad Almirante . . .). Ed il sindaco con la propria giunta ha informato i cittadini della possibilità di sottoscrivere la proposta addirittura invitandoli a firmarla. Ma un sindaco non deve abusare del proprio ruolo per fare becera propaganda politica. E fa veramente indignare che sia sostenuto in questo anche dalla presidente della commissione pari opportunità, Carla Minacci, cosa che aggrava ancora di più la pesantezza della vicenda».
«Sì, perché questa volta si tratta di una vera e propria barbarie che renderà più difficile l’accesso all’aborto e traumatizzerà donne già in situazioni difficili, costringendo anche ragazze violentate o in pericolo di vita a sedersi su un lettino per sottoporsi all’esercizio sadico e crudele di ascoltare il battito del feto che hanno in grembo prima di interrompere la gravidanza. La legge di iniziativa popolare infatti prevede che il medico che effettua la visita che precede l’interruzione di gravidanza “sia obbligato a far vedere alla donna intenzionata ad abortire, tramite esami strumentali, il nascituro che porta in grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso. La finalità è quella – si dice – di accrescere la consapevolezza del gesto dell’aborto”. Una presa di posizione anacronistica perché considera per l’appunto la donna come inconsapevole».
«Inconsapevole nel prendere una decisione che provoca sofferenza, alla quale sono quotidianamente frapposti mille ostacoli (come testimonia anche l’associazione “Obiezione respinta”) e adesso questa ulteriore umiliazione che si vuol far passare come consenso informato, ma che in realtà sottintende una concezione brutale e crudele? Inconsapevole che esistano metodi contraccettivi che hanno di molto abbassato il numero degli aborti effettuati? Inconsapevole che ancora una volta debbano essere altri a decidere per lei, in primis un uomo che ha fatto del machismo la propria bandiera? Ma sapete che c’è? Le donne la loro consapevolezza l’hanno raggiunta da un pezzo, perlomeno le cittadine. . . sarà così anche per le amministratrici»?