GROSSETO – “Quarantacinque anni di emancipazione non potranno essere cancellati da un tratto di penna”. Così il coordinamento provinciale donne dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e Daniela Castiglione, componente del coordinamento nazionale donne Anpi, criticano la presa di posizione del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna sulle modifiche alla legge 194 sull’aborto.
“Esattamente tredici mesi fa l’Ungheria di Viktor Orbán varava l’obbligo per le donne intenzionate ad interrompere una gravidanza ad ascoltare il battito del cuore del feto, vincolando inoltre i medici a presentare la prova chiaramente identificabile delle funzioni vitali – dice l’Anpi -. Questa decisione dell’esecutivo di Budapest, giustamente criticata aspramente da molti osservatori occidentali, venne etichettata da Amnesty International come il segnale di un ‘preoccupante declino’ destinato a traumatizzare le donne già poste in situazioni difficili”.
“Quei segnali preoccupanti – prosegue l’associazione – adesso trovano terreno fertile persino tra i politici italiani, sempre più reazionari in un Paese che con le sue storiche battaglie per la legge 194 del 1978 indicò invece la via per la transizione da un sistema patriarcale ad un nuovo contesto legislativo paritario, a riconoscimento di una piena soggettività giuridica della donna. Oggi, attraverso la proposta di legge sostenuta tra gli altri da Militia Christi, Generazione Voglio Vivere, Movimento nazionale Rete dei Patrioti, Tradizione Famiglia Proprietà ed Associazione Crociata Cattolica per la Regalità di Gesù Cristo, fortemente sponsorizzata dal sindaco del capoluogo maremmano attraverso i suoi canali social, il nostro Paese potrebbe rischiare di assomigliare in brevissimo tempo all’Ungheria dei diritti violati di Orbán”.
“Anche in Italia, secondo quanto scritto nella proposta di legge d’iniziativa popolare depositata in Cassazione denominata ‘Un cuore che batte’, il personale medico si troverebbe infatti obbligato a mostrare ‘tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso’ – conclude Anpi -. Falliti in tutti questi anni gli innumerevoli tentativi di abrogarla, ora si prova la carta dello stravolgimento del senso della legge 194 attraverso l’arma della propaganda e della mistificazione con il pretesto di una maggiore consapevolezza sull’aborto. Cari politici, se davvero volete migliorare la consapevolezza ripristinate ed aumentate i fondi per i consultori, altrimenti smettetela di chiamarla ‘consapevolezza’ ed iniziate a parlare, meno ipocritamente, di ‘senso di colpa conculcato per legge’.