GROSSETO – “Il medico che effettua la visita che precede l’IVG è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”.
«Questo il contenuto della proposta di modifica dell’articolo 14 della legge 194 che il sindaco di Grosseto ha firmato, questo l’appello che da ieri campeggia sulla sua Pagina Facebook, con un post che invita la cittadinanza a firmare in Comune (!!!) quella che senza mezzi termini definiamo una agghiacciante proposta di intervento sulla pelle delle donne». Così inizia la nota della segreteria del Partito democratico di Grosseto.
«L’idea che una donna che accede all’interruzione volontaria di gravidanza, per ragioni e motivi che nessuno può sondare e dei quali non deve rendere conto se non a se stessa ed eventualmente al proprio partner debba essere obbligata a questo trattamento è qualcosa di una crudeltà inaudita che ci fa immediatamente sprofondare e avvicinare, a livello di barbarie, a Stati Usa come la Louisiana, il Kentucky, il Texas e il Wisconsin, ma soprattutto a quell’Ungheria di Orbán che la nostra attuale Premier cita spesso, e non a caso, come modello. Che il sindaco della nostra città voglia iniziare a percorrere la stessa strada è per noi motivo di grandissima preoccupazione e di forte sdegno».
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«È peraltro pura ipocrisia affermare che “Ciò ovviamente non va a limitare la libertà individuale della donna sancita dalle norme e dal buon senso. Ma rende più completo e maturo il suo percorso decisionale“: si vuole semmai aumentare il potenziale senso di colpa e ritardare in tutti i modi il ricorso all’interruzione di gravidanza, fino probabilmente a pensare di vietarlo (come è appunto accaduto negli stati americani sopra citati, con le cosiddette heart beating law, le leggi sul battito cardiaco: da quando il battito cardiaco può essere sentito, l’aborto viene vietato)».
«L’obiettivo è quindi chiarissimo e non ha niente di “sociale” né di “sentimentale”, non c’è alcuna reale volontà di accompagnare e stare vicino alle donne, peraltro trattandole come soggetti incapaci di prendere decisioni autonome e autodeterminate: si vogliono introdurre ulteriori ostacoli all’applicazione della legge nel nostro Paese (che già, ricordiamolo, ha una percentuale media di medici obiettori che sfiora il 70%, con punte dell’84% al Sud)».
«A livello social, la proposta è stata già stroncata come irricevibile e interpretata da più parti come esempio di crudeltà di stampo reazionario e maschilista, anche dagli stessi sostenitori del sindaco: la débacle comunicativa del maschio alfa che in maniera paternalistica dice alle donne cosa dovrebbero o non dovrebbero fare (…e limita i commenti dopo averne ricevuti oltre 150 di critica, perché si sa, il consenso è il consenso.) Sui diritti acquisiti non possono esserci divisioni e la società civile è compatta nel ritenere irricevibile una proposta simile».
«La nostra opposizione resta netta, su questo tema cruciale come su molti altri, e l’invito al sindaco sempre lo stesso: pensi piuttosto a risollevare le sorti di una città che scivola verso il basso in qualsiasi classifica e di una comunità smarrita che chiede risposte e interventi concreti su più fronti (sicurezza, lavoro, impresa, sociale), invece che entrare in maniera scomposta e ipocrita nel dibattito sui diritti delle donne. Pensi piuttosto, come amministratore, a sostenere quelle donne e quei nuclei famigliari che, dopo aver messo al mondo un bambino, non hanno alcun supporto e non hanno accesso ai servizi educativi».
«Si investa sui servizi, non si tocchino i diritti delle donne».