GROSSETO – «La Maremma non può fare a meno, dal punto di vista turistico, della capacità di ospitalità del sistema dell’affitto turistico breve» a dirlo Andrea Biondi, direttore provinciale Confesercenti.
Andrea Biondi prosegue facendo due calcoli: «Solo le mete di Follonica e Castiglione della Pescaia contano insieme circa 18 mila seconde case. Certamente solo una parte sono destinate all’affitto turistico breve, ma per assurdo, calcolando una media di quattro posti letti, tale patrimonio immobiliare costituisce, in teoria, una capacità di ospitalità complessiva di 72 mila posti letto, pari al totale dei posti letto del sistema ricettivo extralberghiero dell’intera provincia (che sono circa 73 mila), mentre il totale dei posti letto delle strutture alberghiere per quel territorio si ferma a quota 20 mila».
Insomma ricezione che non potrebbe essere soddisfatta altrimenti.
«Quel che chiediamo sono più controlli nei confronti del mondo sommerso dell’affitto vacanziero delle seconde case. E questo specialmente per garantire il rispetto delle normative, a partire dalla registrazione degli alloggiati, ma anche per tutelare la qualità dell’offerta nei confronti del turista, con conseguenti sanzioni severe ed interdizione dell’attività in caso di inadempienza» prosegue il presidente di Assohotel Confesercenti Grosseto Amedeo Vasellini. «Fondamentale poi stabilire per legge un numero massimo di alloggi da gestire, per evitare, come capita, che due o tre soggetti gestiscano 3/400 alloggi in una città».
A livello nazionale sulle principali piattaforme di affitti turistici brevi si contano ormai circa 500 mila proposte di appartamenti e stanze private/condivise. Un’offerta che ha un impatto serio sul mondo dell’accoglienza alberghiera in Italia. In particolare modo su alberghi e pensioni a gestione familiare, che un tempo rappresentavano un “punto di forza” del sistema ricettivo nazionale ma che ora faticano a restare sul mercato. In dieci anni, sono scomparsi 2.790 hotel a una e due stelle, sopraffatti dall’aumento delle proposte di appartamenti in affitto.
«Nessun albergatore vuol puntare il dito senza ragione sul sistema dell’affitto turistico breve, ma la principale problematica su cui la nostra associazione di categoria pone l’accento è sia la necessità di regolamentazione nazionale di tale categoria ricettiva, sia di intervenire localmente in forma più severa per contrastare il sistema sommerso dell’affitto estivo, che comporta, tra l’altro, l’elusione dell’imposta di soggiorno dove vigente anche per gli affitti turistici brevi, oltre l’impossibilità di coinvolgere tale parte sommersa in politiche di rete volte a garantire la reale qualità dell’offerta, senza dimenticare la difficoltà di gestire i fenomeni di overbooking, con il rischio più che concreto di dequalificare le destinazioni turistiche».
Un esempio su tutti: nessuna struttura ricettiva di qualsiasi livello permetterebbe ad una decina di ragazzi minorenni di soggiornare nel la propria struttura in una singola camera, cosa invece piuttosto frequente nel sistema sommerso dell’affitto turistico estivo.
In attesa dell’approvazione di una normativa nazionale di regolamentazione dell’affitto turistico breve, alla quale anche la nostra struttura nazionale di Confesercenti sta dando il proprio contributo attraverso osservazioni puntuali e mirate, il fenomeno da contrastare localmente è chiaramente quello dell’affitto estivo sommerso.
Per questo chiediamo alle amministrazioni comunali di avviare controlli severi, progetti di valorizzazione delle buone pratiche, per fortuna presenti nel sistema dell’affitto turistico breve, basti pensare ai progetti di accoglienza turistica diffusa (spesso erroneamente definiti Albergo diffuso) che si stanno sviluppando nei borghi medievali dell’entroterra della Maremma, come esempi virtuosi di valorizzazione del patrimonio immobiliare inutilizzato, visto anche l’inesorabile calo dei residenti: progetti di rete che collaborano con il tessuto del piccolo commercio locale e delle produzioni enogastronomiche.