GROSSETO – “Anche l’Europa se n’è accorta. I lupi sono diventati una seria minaccia per la sopravvivenza degli allevamenti e un pericolo per l’uomo con gli avvistamenti tra le case che sono ormai all’ordine del giorno. Ad aprire ad una revisione dello status di specie protetta è la commissione Europea che invita le autorità locali e nazionali ad agire laddove necessario. Ad avvalorare questa posizione il fatto che secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura il lupo non è più una specie vulnerabile”.
Un’apertura che piace a Coldiretti Grosseto che nel dialogo costante con la Prefettura di Grosseto ed in attesa della convocazione del tavolo interministeriale con la Regione Toscana ed Ismea, aveva suggerito di perlustrare tutte le strade alternative per difendere gli allevatori e la pastorizia dalla mattanza che lupi ed ibridi stanno portando nelle campagne della maremma da un decennio. Nei 28 paesi dell’Ue gli esemplari censiti sarebbero 17 mila.
“Nel 1973 il lupo era una specie gravemente minacciata, gli esemplari censiti erano solo 100; l’ultimo censimento dell’Ispra, nel 2022, ha contato 3.300 animali nelle regioni della zona peninsulare con una probabilità di presenza molto elevata in maremma dove ha colonizzato quasi la totalità degli ambienti idonei. Il progetto di ripopolamento ha funzionato talmente bene che oggi gli esemplari hanno portato ad uno squilibrio. L’aumento del numero di predatori è inversamente proporzionale a quello degli allevamenti – spiega Simone Castelli, presidente Coldiretti Grosseto –. Questa crescita ora va riequilibrata affrontando ed osservando il problema dal punto di vista della scienza e non dell’emotività. Declassare il lupo dal suo attuale stato di protezione è sicuramente un pezzo di strada da percorrere. Serve più coraggio nell’attuare ciò che la legislazione permette già oggi di fare attraverso la direttiva Habitat”.
Secondo una recente stima di Coldiretti Grosseto nell’ultimo decennio le predazioni hanno causato la scomparsa di 500 allevamenti ovini e di almeno 40 mila capi in tutta la provincia mettendo a rischio la sopravvivenza della filiera lattiero casearia locale come la ricotta di pecora grossetana, la caciotta e lo stesso pecorino toscano Dop. Sono oltre 150 gli invece gli smarrimenti di pecore e capre denunciati nei primi undici mesi del 2022: uno su due imputabile alle predazioni.
“I numeri sembrano confermare quindi che il lupo ormai, non è più in pericolo e – sottolinea Coldiretti Grosseto – il rischio vero oggi è piuttosto la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono delle famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore”.
Il presidente di Coldiretti è impegnato proprio, in queste settimane, nella visita degli allevamenti ovini “colpiti” dalle predazioni e che stanno cambiando anche la gestione dei greggi con la progressiva sostituzione di razze autoctone allevate all’aria aperta, nei pascoli, con razze più stanziali.
“È una mutazione causata dalla pressione delle predazioni che è insostenibile. La gestione del pascolo, con la presenza dei lupi, è diventata complicata, faticosa e pericolosa. Ma questo significa anche perdere progressivamente un pezzo importante della storia, della tradizione e dell’identità della nostra pastorizia. Sarà sempre più raro vedere greggi a spasso nelle nostre campagne”.
Per informazioni https://grosseto.coldiretti.it/.