GROSSETO – «Con il via libera amministrativo espresso dalla Prefettura, è ufficiale che Grosseto avrà quella via dedicata a Giorgio Almirante tanto voluta da Vivarelli Colonna. Un omaggio, quello del sindaco, ad una figura entrata nella storia per il ruolo avuto nella propaganda razziale durante le persecuzioni ebraiche, per aver combattuto al servizio dei nazisti contro i patrioti italiani, tanto da ricevere l’appellativo di ‘fucilatore di partigiani’ per il bando da lui firmato, e per non aver mai rinnegato il suo essere fascista neppure negli anni della Repubblica».
Così il gruppo consiliare Grosseto Città Aperta in una nota.
«Una notizia che, guarda il caso, arriva l’11 settembre, nel cinquantesimo anniversario del colpo di stato in Cile, quando Pinochet rovesciò il governo democratico e istituì quella che sarebbe stata una delle dittature più sanguinarie della storia, ricevendo grande apprezzamento proprio da Almirante. Per una città la toponomastica è uno strumento importante, perché consente di attribuire un nome ai luoghi in cui vive una moltitudine di persone, contribuendo a fare di quella indistinta moltitudine una comunità e permettendo a ciascuno di riconoscersi in quella comunità e di sentirsene parte».
«Per questo l’intitolazione di una via alla figura di Almirante è grave non soltanto perché pretende di legittimare un pensiero che sta fuori dalla Costituzione e che tanta sofferenza e violenza ha prodotto. È grave perché è una scelta profondamente divisiva, che ha lacerato e continuerà a lacerare la nostra comunità tanto da spaccare pure la maggioranza di centrodestra che in consiglio comunale ha dovuto fare i conti con le defezioni nei gruppi di Forza Italia, di Nuovo Millennio e della Lega. L’intitolazione di una via a Giorgio Almirante è un atto che nulla ha a che vedere con la storia della nostra comunità, e che anzi la oltraggia».
«Perché Almirante nulla ci ha risparmiato. Il nostro territorio è stato profondamente insanguinato dalle politiche razziali del regime fascista che Almirante propagandò con grande zelo, di cui il campo di concentramento di Roccatederighi resta testimonianza, così come è stato insanguinato per il celeberrimo ‘manifesto della morte’ firmato e diramato dallo stesso Giorgio Almirante».
«È per questo che la decisione assunta dal sindaco di omaggiare una figura di tal genere non costituisce soltanto un’intollerabile operazione di revisionismo storico, ma rappresenta innanzitutto un atto che va a violare il significato più profondo di ciò che è il senso stesso di essere e sentirsi comunità, aprendo nella comunità grossetana una ferita che difficilmente potrà rimarginarsi».