RIBOLLA – C’erano 33 cani, tra cui labrador e corsi, tra quelli sequestrati dai carabinieri forestali a Ribolla perché tenuti in condizioni disumane. Una brutta vicenda che ora vede un primo lieto fine anche se non ancora definitivo.
Facciamo un passo indietro. A novembre 2019 i Carabinieri Forestali sequestrarono 33 cani da un allevamento a Ribolla, nel comune di Roccastrada, perché le condizioni in cui erano detenuti erano incompatibili con il loro benessere. Gli animali, tra cui diversi labrador e cani corso di diverse età, furono quindi dati in custodia giudiziaria al canile convenzionato di Roccastrada.
Tramite la propria sezione locale, Lndc animal protection si attivò subito per sporgere denuncia e seguire da vicino le sorti di questi poveri cani.
Ieri finalmente si è arrivati alla sentenza di primo grado contro l’allevatore, che è stato condannato a 4 mesi di arresto, oltre al pagamento di 4mila euro di risarcimento danni alle parti civili e delle spese legali. I cani sono stati sottoposti a confisca e i box in cui erano custoditi dovranno essere distrutti.
“Quello che ci interessa di più adesso è poter provvedere a dare un nuovo futuro a questi poveri animali, che in passato hanno sofferto e ne portano addosso i segni. Molti di loro infatti sono fobici e traumatizzati e hanno bisogno di un recupero comportamentale per essere aiutati ad affrontare la vita in maniera più serena, magari in una famiglia amorevole e quindi faremo di tutto per raggiungere questo obiettivo” fa sapere Piera Rosati presidente Lndc animal protection.
“Si tratta di una sentenza di primo grado e quindi ancora soggetta a possibili modifiche in fase di eventuale appello. Ovviamente saremo presenti anche in quella sede per fare tutto il possibile affinché non si torni indietro su una decisione che permette a dei cani che hanno sofferto di avere una nuova possibilità di essere sereni. Per ora comunque siamo soddisfatti della vittoria portata a casa per dare giustizia a degli animali vittime di una mentalità che li vede solo come beni da cui trarre profitto”, commenta Michele Pezone responsabile diritti animali Lncd animal protection.