GROSSETO – Via Berlinguer, via della Pacificazione nazionale, via Almirante. Ecco i nomi delle tre nuove strade che potrebbero spuntare nella toponomastica grossetana di qui a breve.
In città se n’è parlato a non finire. Ma visto che domani la faccenda ritornerà _ si spera per l’ultima volta _ in Consiglio comunale è doveroso fare il punto e capire quali siano, nel profondo, le ragioni degli uni e degli altri.
Partiamo dai favorevoli. La maggioranza di centrodestra è compatta nella propria proposta: creare un trittico che preveda un equilibrio tra le parti, un reciproco e leale riconoscimento. Celebrare la vera pacificazione, insomma.
L’idea arriva da lontano, perlomeno dal ’97, quando in città, sulla spinta di Mario Lolini (al tempo in Alleanza nazionale), s’incominciò a parlare della nascita di via Almirante con una certa insistenza. Non se ne fece nulla. Se ne discusse anche nel 2017, sempre su impulso di Lolini. Ma pure in quel caso senza giungere al traguardo. Adesso dovrebbe essere la volta buona: il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna è determinato e la sua visione è tutt’uno con quella di giunta e consiglieri di maggioranza. Insomma loro sono pronti a tirare dritto.
Ma la minoranza grida all’insulto: paragonare Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer, ammoniscono, è uno sfregio alla storia italiana. E di istituire al contempo via della Pacificazione non se ne parla. La pacificazione, ripetono, è solo una: l’insieme dei valori scritti sulla carta costituzionale. Non c’è bisogno d’altro. Forte la reazione dell’Anpi: duemila firme contro la proposta della maggioranza e proteste a non finire. Anche plateali, come quando parte della piazza voltò le spalle al sindaco e gli impedì di parlare durante le celebrazioni del 25 aprile.
È in questo quadro che si avvicina l’appuntamento di domani, l’ultimo atto in Consiglio comunale: la discussione della mozione delle opposizioni (a firma De Martis, Gori, Bartolini, quindi sinistra, 5 stelle e Pd) che mira a far revocare l’iniziativa. Ma nell’aula del municipio la maggioranza può contare, grazie alla vittoria ottenuta alle urne, su di un notevole vantaggio di voti, quindi la faccenda non dovrebbe essere in discussione: il trittico si farà.
E voi, siete favorevoli o contrari alla nascita delle vie Berlinguer, Pacificazione, Almirante?
Noi lo abbiamo chiesto a Bruno Ceccherini, esponente di Fratelli d’Italia e vicesindaco di Grosseto; Marco Simiani, deputato del Partito democratico.
Buona lettura.
BRUNO CECCHERINI.
«Una via a Giorgio Almirante, una a Enrico Berlinguer, una alla Pacificazione nazionale. Si tratta di un passo equilibrato, onesto, genuino. Nessuna stortura storica, nessuna rivisitazione di parte. Ecco perché sono assolutamente favorevole a questa iniziativa. E sono onorato che possa avvenire nella nostra città, Grosseto.
È un’apertura, una mano tesa. Ecco che invece la sinistra vorrebbe ridurre il tutto a uno scandalo: la destra cattiva che vuole beatificare il mega gerarca fascista e crudele. E osa addirittura affiancarlo al grande Enrico. Niente di più falso. Niente di più becero. Andiamo con ordine.
Anzitutto, al contrario di quanto ripetuto più volte da chi ama far polemica accecato dall’ideologia e dal rancore, Giorgio Almirante non è mai stato un gerarca fascista, bensì capo della segreteria politica della Repubblica sociale italiana. Giorgio Almirante è stato parlamentare della Repubblica per 40 anni e ha avuto il merito di traghettare la destra nell’alveo della democrazia e della costituzione. Indro Montanelli lo celebrava così: “Non avevi paura di stringergli la mano e sporcartela”.
Ai personaggi di sinistra che si sgolano gridando allo scandalo, ricordo che molti intellettuali a loro vicini hanno espresso parere opposto. Antonio Padellaro, per esempio, si è dichiarato favorevole alle vie Berlinguer e Almirante. Le ha definite un segno di civiltà in memoria di due uomini che si combatterono politicamente, ma rispettandosi.
Inoltre dobbiamo considerare i tanti richiami al rispetto reciproco tra le parti e all’abbassamento dei toni rivolti più volte dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, durante i suoi anni al Colle.
Ed è proprio questo il punto attorno al quale ruota tutta la questione: restituire serenità ed equilibrio al presente, anche riuscendo, finalmente, a guardare la storia con occhi imparziali. Non siamo professori, non ci piace dare voti. Il nostro compito è un altro: abbiamo scelto di fare politica. E la politica non la si fa con l’odio perenne, il rancore, la bava alla bocca. Serve lucidità. Serve pacificazione, appunto.
Dispiace dover constatare che “A quasi 77 anni dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale siamo ancora in qualche modo in un interminabile Dopoguerra, in alcuni momenti di vita pubblica c’è ancora un’Italia non sempre pacificata, pur nelle inevitabili e doverose differenze di pensiero. Se riuscissimo a fare un passo in avanti sul grado di accettazione del pensiero altrui, sempre nel rispetto delle leggi, daremmo un contributo importante”. Ecco, queste le parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa. Le faccio mie».
MARCO SIMIANI.
«Sono assolutamente contrario all’istituzione delle tre vie Almirante, Berlinguer, Pacificazione. E vi spiego il perché. Primo motivo: non c’è nessun bisogno di pacificazione. La pacificazione non la sceglie il sindaco, né la sua giunta, né la sua maggioranza. La pacificazione c’è già. È stata donata a tutti gli italiani nel momento in cui è nato quello straordinario documento di libertà che si chiama Costituzione italiana. Un testo che invito tutti ad approfondire, amare.
Lì è stato scritto a imperitura memoria chi aveva ragione e chi aveva torto nell’ambito delle scelte maturate nella Seconda guerra mondiale. Decisioni che da una parte hanno creato milioni di vittime. Sulla carta costituzionale sono stati messi nero su bianco tutti i valori alla base della nostra democrazia, a cominciare da quello più importante: la libertà. Libertà che è stata garantita a tutti, a differenza di quanto fatto nel Ventennio. È grazie alla Resistenza e alla conseguente nascita della Costituzione che oggi tutti abbiamo una libertà di coscienza, di voto, di azione. Una libertà compiuta, piena, vera, pacificata. Lo dimostra il fatto che oggi, al governo, ha la possibilità di sedere anche chi è erede ideologico del Movimento sociale. E lo fa entro valori costituzionalmente condivisi dai quali non si può prescindere.
Purtroppo c’è chi oltre alla vittoria elettorale insegue un altro successo: quello identitario. A questo noi dobbiamo resistere fermamente. Non è imponendo il proprio pensiero che si governa. L’istituzione della via ad Almirante, camuffata dalla falsa pretesa di giungere a una fantomatica pacificazione e addolcita dalla pillola della contestuale intitolazione a Berlinguer è da rigettare. Si tratta di una forzatura, un’azione meschina, uno schiaffo ai padri costituenti. Un atto gettato lì tanto per mettere una bandierina a Grosseto e fare un po’ di rumore.
Almirante firmò la messa al muro di disertori che si rifiutavano di sostenere la follia della Repubblica di Salò. Inoltre, non rinnegò mai il fascismo. A me, a noi, questo basta per credere non sia degno di tale riconoscimento. Vogliono dedicare una strada a un esponente della destra? Scelgano uno come Mirko Tremaglia, che nel 2001 diede vita alla legge che permette ancora oggi agli italiani all’estero di esercitare il diritto di voto. Lascino stare la pacificazione, dunque. E leggano cosa è stato il fascismo. Leggano anche le riflessioni di Berlinguer dopo i fatti del Cile. Sono tre articoli scritti nel ’73 sul giornale Rinascita. Meritano di essere studiati. Lì c’è tanta storia, cultura, politica. E c’è molto anche riguardo l’idea vera di pacificazione».