ROCCASTRADA – Chissà come era l’abbazia benedettina di San Salvatore di cui faceva parte la Cripta di Giugnano. Chissà quanto era vasto. Chissà cosa provava la gente quando si ritrovava a pregare tra le colonne, con la luce che filtrava dalle finestre che ora sono murate dalla terra che nel frattempo si è accumulata e su cui è cresciuto un boschetto.
La Cripta di Giugnano risale all’XI secolo e si trova nel cuore della Maremma più vera, nel comune di Roccastrada, nel terreno dell’agriturismo San Guglielmo.
La cripta citata nel 1076 come dipendente dell’abbazia di San Salvatore sul monte Amiata, passò, agli inizi del duecento sotto la giurisdizione dell’abbazia di San Galgano divenendo un importante centro di attività mineraria.
Dalla metà del duecento fu sede degli eremiti agostiniani e cominciò a decadere sin dagli inizia del trecento.
I ruderi sono parzialmente interrati. La parte meglio conservata è la cripta romanica strutturata in un ambiente rettangolare con abside semicircolare e volte a crociera sorrette da capitelli in arenaria con decorazioni geometriche di memoria lombarda e zoomorfe.
Un monumento di grande interesse storico e architettonico che non sfigurerebbe tra gli itinerari più importanti non solo della nostra provincia, ma di tutta la Toscana ed oltre. E nonostante ciò in molti non sanno che esiste. E se non fosse per il lavoro, totalmente gratuito, di Fabio Coralli, appassionato titolare dell’agriturismo, sarebbe anche difficile visitarla.
La Cripta è totalmente interrata; vi si accede con una scaletta di ferro. I capitelli, ma anche la modanatura delle colonne, non è omogenea. Alcune colonne sono lisce, altre squadrate. Anche i capitelli ricalcano stili differenti. Alcuni ricordano quello dorico, altri il corinzio. La prima cosa che verrebbe in mente è che si tratti di materiale di recupero, magari proveniente da rovine di età precedente. Cosa tutt’altro che rara nel medioevo. Ma, anche da quanto raccontato da Fabio Coralli, che riporta studi fatti sulla cripta, non sarebbe così: anzi sarebbero libertà che si è preso l’artista proprio per dare la propria impronta, il proprio stile. Una cosa tipica del romanica, che si rifaceva agli stili precedenti facendoli propri.
Quelle che erano le finestre sono chiuse dalla terra che si è accumulata. È molto probabile che sotto gli strati di terriccio ci sia altro, da scoprire, oltre quel singolo stupefacente ambiente.
Sopra la cripta probabilmente si ergeva una chiesa ad aula o a croce latina, conclusa da un’abside, che stava proprio sopra alla cripta.
Tutta l’area era edificata, anche con strutture che servivano alla vita del clero, dormitori, magazzini, ricoveri per animali. E doveva essere un centro importante e fiorente, visto l’imponenza di quel che resta.