GROSSETO – Con riferimento al progetto di realizzazione di un impianto eolico in località San Donato , il Parco della Maremma ha definito nel Consiglio Direttivo del 21 luglio la propria posizione, alla quale seguirà il formale parere richiesto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in merito alle possibili interferenze con le Zone di Protezione Speciale e Zone Speciali di Conservazione di “Monti dell’Uccellina” e “Pianure del Parco della Maremma”.
L’espressione del Consiglio del Parco è stata preceduta dall’analisi della documentazione di progetto da parte del Comitato scientifico, composto da professori e ricercatori delle tre Università toscane e deputato a supportare il Consiglio nelle decisioni che riguardano la conservazione delle specie e la salvaguardia degli habitat.
La posizione del Parco può essere riassunta in tre distinti punti, spiega il presidente Simone Rusci:
– L’area di San Donato costituisce un’ area di connessione tra tre importanti territori tutelati (immagine 1): Il Parco della Maremma, Il SIR (Sito di importanza regionale) di Camporegio e la Laguna di Orbetello. Aree in stretta relazione ecologica e con intensi interscambi di specie.
Questa valenza connettiva attribuisce all’area la potenzialità di essere ricompresa – magari in un orizzonte di medio periodo – tra le aree tutelate, unendo così le tre che lo sono già. L’incremento delle aree protette è peraltro uno degli obiettivi posti dall’Unione Europea nella Strategia per la biodiversità per il 2030, che fissa come obiettivo l’incremento delle aree protette fino al 30% del territorio europeo.
In termini generali, tutto ciò comporta un giudizio negativo circa l’opportunità di localizzare, proprio in quest’area, un impianto che risulta essere incompatibile con molte delle misure poste in atto nelle aree tutelate.
– Il secondo punto, di carattere più tecnico e puntuale, riguarda la carenza documentale del progetto relativamente alla fauna, ed in particolare all’avifauna.
Lo studio a corredo del progetto si basa su un periodo di soli tre mesi e non restituiscono dunque un quadro esaustivo delle interferenze complessive né fornisce dati completi per la valutazione delle possibili compensazioni.
Se ad esempio si analizzano i tracciati di spostamento del falco pescatore (immagine 2) – specie protetta e sulla quale è in atto un importante progetto di reintroduzione che ha permesso la ricostituzione in Italia di una piccola popolazione di sei coppie proprio in Maremma – risulta evidente come gli esemplari di questa specie transitino diffusamente nell’area, a quote peraltro analoghe a quelle delle pale.
E’ questo solo un esempio più evidente – grazie ai GPS che monitorano gli esemplari del falco pescatore – ma che può essere esteso a molte altre specie. Va rilevato infatti che sono molte quelle che nella migrazione percorrono i territori più prossimi alla costa tirrenica, come appunto quello oggetto del progetto.
– In ultimo il Parco non può non rilevare come gli iter autorizzativi di questo tipo comprimano eccessivamente i tempi di esame e istruttoria dei documenti progettuali, costringendo gli enti del territorio a valutare in pochi giorni centinaia e centinaia di pagine e documenti redatti in mesi di lavoro da pool di esperti. Salta così la possibilità di dare un serio ed integrato contributo e saltano gli istituti della partecipazione che ( piacciano o meno) sono prescritti per progetti e piani di ben minore impatto.
Ferma restando l’importanza della transizione energetica, non può questa essere lo strumento per bypassare il governo e le scelte dei livelli amministrativi locali.
Il presidente e il Consiglio Direttivo concludono sottolineando l’importanza delle aree protette, spesso ritenute solo portatrici di vincoli, nella tutela ambientale e paesaggistica dei territori. Un’importanza tanto più evidente in queste situazioni.