GROSSETO – «Senza capitale umano un territorio non può crescere. I problemi di ricerca di dipendenti stagionali nel settore turistico e non solo, sono lì a confermarlo» lo dice Andrea Biondi, direttore provinciale Confesercenti, illustrando le proposte al tavolo per il patto provinciale per il lavoro ed alla definizione delle azioni locali comprese nelle Strategia Nazionale delle Aree Interne, che per quanto riguarda il nostro territorio riguarda i comuni delle Colline Metallifere e dell’Amiata Grossetana.
«Stiamo lavorando su proposte fattive e strategiche calate nel contesto socio economico maremmano, dalla costa alle aree interne per rispondere alla principale problematica territoriale di medio lungo periodo: la scarsità di capitale umano in età produttiva che colpisce ogni settore, compreso il settore terziario, principalmente commercio e turismo».
Biondi analizza le peculiarità della nostra terra: «Il territorio della zona Amiata-Metallifere-Grossetana ha una densità abitativa di 56 abitanti per kmq, ossia 1/3 della media regionale (163 ab/kmq), e ciò mette in evidenza un tessuto urbano rarefatto, soprattutto in relazione ai centri interni».
«Vi sono ad oggi 246 anziani ogni 100 giovani 0-14 anni, ossia circa 2,5 anziani per ogni giovane, ed il dato è superiore a quello medio regionale (215 per 100). Dal 2011 l’indice ha ripreso a crescere; effetti entrambi riconducibili anche all’andamento dei flussi migratori che negli ultimi anni hanno subito un rallentamento. Nella miscela “esplosiva” di bassa natalità, bassa densità, bassa immigrazione inizia a palesarsi per la provincia di Grosseto il «deserto demografico».
Per quanto riguarda il reddito medio Irpef «della zona Amiata-Metallifere-Grossetana è di circa 19.200 € per contribuente, un valore significativamente inferiore rispetto al reddito medio regionale» prosegue Biondi.
«Vista la situazione socio economica illustrata, è chiaro che per la Maremma non è solo determinante investire nella formazione ed indirizzo delle giovani generazioni verso le principali emergenze produttive, ma è altrettanto a nostro avviso necessario investire negli operatori attuali, con plurimi obiettivi: stimolare il ricambio generazionale, ridurre l’emigrazione e stimolare l’immigrazione attraverso l’investimento in capitale umano, stimolare la competitività del tessuto economico locale per contrastare la perdita di servizi essenziali e conseguentemente il calo demografico».
«Oltre la formazione dei non occupati la nostra proposta si è sviluppata con il chiaro obiettivo di stimolare la crescita delle competenze dei già occupati con progetti formativi ad hoc. Inoltre, è necessario a nostro avviso investire per arginare il deterioramento del commercio locale, comprendendo che le piccole imprese dei negozi di vicinato sono fondamentali per le località, fanno parte del tessuto sociale e contribuiscono direttamente alla prosperità, all’inclusione e al benessere dei cittadini residenti e non residenti, alla vita culturale locale e al patrimonio delle nostre città e paesi».
«Vogliamo infine stimolare la nascita di progetti di accoglienza turistica diffusa, secondo il principio che sarà il turismo a riscattare i piccoli comuni da un presente di spopolamento e impoverimento dei servizi essenziali, stimolando la domanda e qualificando l’offerta locale» conclude Biondi.