GROSSETO – È giusto o no consentire l’adozione di un bambino anche alle coppie arcobaleno? Se ne parla da tempo. Anni di discussioni e piazze piene, bordate in parlamento e infuocati dibattiti non hanno ancora sciolto la questione. Dai cortei per i diritti omosessuali sino ai Family day: uno scontro permanente. Ultimo tassello la presa di posizione del Centro italiano aiuti all’infanzia che ha aperto alle adozioni per coppie dello stesso sesso e single.
A oggi in Italia una coppia arcobaleno (o un single) non può adottare un bambino, se non in casi molto particolari. La legge di riferimento è la 184 dell’83: un bambino può essere dato in adozione solo a coppie regolarmente sposate (quindi, in Italia, di sesso diverso tra loro) da almeno tre anni. Coppie che possano dimostrare di essere in grado di educare, istruire e mantenere il minore. L’iter per la pratica di adozione, secondo i dati forniti dalla Commissione per le adozioni internazionali, è infinito: circa tre anni di indagini, colloqui, approfondimenti.
L’argomento viene da sempre affrontato con forti presupposti ideologici e valoriali.
Noi abbiamo chiesto di argomentare la propria posizione a due personalità molto conosciute e stimate in Maremma: Marco Giuliani, coordinatore provinciale di Sinistra civica ecologista e dirigente Arci; Claudio Pacella, uomo forte della Lega in Toscana e segretario provinciale del Carroccio grossetano. Buona lettura.
Marco Giuliani.
Sono pro adozioni arcobaleno per due motivi.
Il primo riguarda la centralità dei bambini, portatori di diritti che non possono essere subordinati alle imposizioni morali di schieramenti politici provvisoriamente vincenti, tantomeno all’uso demagogico che di certi temi viene fatto a fini elettorali.
Esistono anche nel nostro Paese migliaia di bambini figli di coppie omogenitoriali (ma anche di coppie etero con uno dei componenti che poi matura un diverso orientamento, oppure adottati da un single o da una coppia omosessuale) i cui diritti non possono essere inferiori a quelli degli altri bambini.
Bambini che esistono, in carne e ossa, e che hanno il diritto di essere amati.
Bambini che in caso di decesso del genitore biologico rischiano di doversi allontanare dall’altro genitore e a cui viene sostanzialmente tolto il diritto di avere una famiglia (nonni, zii, etc). Senza contare che uno dei genitori, non esistendo agli occhi dello Stato, di fatto non ha nessun obbligo né dovere né vincolo legale con i figli che ama e accudisce e deve affidarsi a un ridicolo meccanismo di delega per poter andare a prendere il figlio a scuola o vivere il quotidiano.
Questa situazione peraltro è tipicamente italiana, un Paese fanalino di coda in tema di diritti civili rispetto a un’Europa ben più evoluta su questo fronte, come testimoniano peraltro le risoluzioni del Parlamento europeo e in particolare la proposta di Regolamento europeo che punta a uniformare le procedure di riconoscimento dei figli, rispetto alla quale il nostro ministero degli Interni ha preso un orientamento totalmente difforme chiedendo ai sindaci di non trascrivere più i certificati di nascita dei figli nati all’estero in seguito a gestazione per altri.
Il secondo motivo è che se c’è un principio che possiamo far assurgere a emblema dell’avanzamento civile di una società, questo è quello che l’uguaglianza altro non è che il pieno riconoscimento e la valorizzazione delle differenze. Si è davvero uguali solo se la diversità di ognuno di noi diventa un valore e non un limite. E la società di uguali non può che essere quella che modella se stessa per dare piena dignità a ognuno nella sua specificità e differenza. Partendo da un principio come questo è del tutto evidente che il tema della diversità di orientamento sessuale e delle diverse scelte familiari e relazionali non può essere subordinato ai princìpi morali o moralistici di una parte, ma deve trovare pieno riconoscimento nelle leggi e nelle concrete opportunità che ne derivano.
Claudio Pacella.
Sono assolutamente contrario a concedere le adozioni alle cosiddette coppie arcobaleno. La mia posizione, così come quella del mio partito, la Lega, è netta: si tratta di una stortura biologica.
Culturalmente la famiglia è, da sempre, formata da un padre e una madre, due figure che sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo del bambino. Bambino che deve essere tutelato al massimo, anche e soprattutto oltre gli egoismi personali che rischiano di trascinare in situazioni surreali delle creature innocenti.
Il bambino è per antonomasia un soggetto indifeso, privo degli strumenti per far valere i suoi diritti. Ma certo non per questo deve vedere violati il suo ambiente ottimale e le sue possibilità di crescita felice. Due persone dello stesso sesso, per quanto possano amarsi, rispettarsi ed essere economicamente indipendenti non potranno mai trasmettere al bambino adottato quello di cui lui, per natura, ha bisogno. Non saranno mai padre e madre: uno dei due ruoli sarebbe per forza assente. E questo comporterebbe un danno grave per il piccolo e la sua serenità nello sviluppo.
A chi replica che vi sono molti bambini che attendono a lungo un’adozione rispondo che quelle procedure devono essere semplificate, ma sempre restando nell’alveo dell’unico obiettivo possibile: dare al bambino un futuro felice con una mamma e un papà.
Approfitto dell’occasione per puntualizzare la mia posizione e quella della Lega anche riguardo al tema dell’utero in affitto: lo ritengo un fenomeno classista, riservato a ceti sociali abbienti, perché il costo di una pratica di questo tipo possono permetterselo in pochi. Si tratta di un atto condotto da persone che vanno contro natura sia da un punto di vista biologico che morale. Per questo motivo auspico che questa procedura, che per fortuna in Italia è vietata, sia presto abbandonata in ogni zona del mondo e classificata come reato universale. Pagare una donna affinché concepisca un figlio per conto terzi è aberrante.
Oggi le coppie omosessuali sono una realtà e ovviamente non ho nulla da eccepire: è giusto che ognuno faccia quel che si sente. Ma quando si parla di adozioni, classiche o tramite utero in affitto, il discorso per noi cambia radicalmente. La sinistra da anni cerca di erodere le basi della nostra società, ma così facendo produce danni e calpesta i diritti degli unici soggetti estremamente fragili che andrebbero garantiti in tutta questa vicenda: i bambini.