Fare del bene fa bene alla salute. Secondo Serenis e Fondazione Telethon, compiere un atto di altruismo giova non solo al prossimo ma anche a se stessi. Il motivo? Fare volontariato o beneficenza aumenta la felicità, attiva il sistema di ricompensa e riduce lo stress percepito.
Donare il sangue è uno dei molti modi in cui le persone possono aiutare gli altri. Tra pazienti cronici affetti da patologie del sangue e casi di emergenza, ogni anno in Italia le donazioni sono un vero e proprio salvavita per circa 630 mila persone.
Ma quali sono le motivazioni che spingono una persona a donare? Perché altri, invece, si sentono frenati? Per fare luce su questi aspetti, la startup di benessere mentale Serenis ha intervistato 235 persone, tra membri della propria community e non.
Quali emozioni sono associate alla donazione? Le risposte di Serenis
I risultati della survey mostrano come il 40,8% del campione non abbia mai donato il sangue, mentre il 59% lo fa soprattutto per controllarsi gratuitamente in maniera regolare (22,9%) o perché fa parte di un’associazione (8,5%).
Tra chi non dona, il 14,4% è bloccato dalla paura dell’ago o dal timore del momento della donazione e il 5,1% viene frenato dall’assenza di informazioni al riguardo. Inoltre, il 14,9% degli intervistati dichiara di aver smesso per lo stato di malessere provato in fase di prelievo oppure a causa dei parametri stringenti richiesti.
Infine, l’indagine evidenzia come solo nel 17% dei casi prevalgono emozioni negative come ansia, timore, agitazione, paura e dolore. La parte restante del campione prova invece altruismo, benessere, felicità, generosità, gratitudine, orgoglio e soddisfazione.
“Il nostro lato sociale, quello che ci spinge a stare insieme e ad aiutarci, è fondamentale per farci sopravvivere. Ma perché aiutiamo gli altri? Per incentivare lo spirito di solidarietà, la compassione o per compiere un atto di fede: in molte religioni, infatti, aiutare il prossimo viene considerato un principio centrale – dichiara Martina Migliore, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale di Serenis ed esperta di Superhero Therapy – Ma possiamo anche farlo per occupare il tempo, incontrare nuove persone, ridurre il senso di colpa o ricevere gratificazioni. Insomma, per premesse più “egoistiche”. Questo ovviamente non toglie il valore del gesto, né rende la persona meno “altruista”, anzi, sapere che fare del bene può giovare anche a noi stessi può essere un motivo ulteriore per impegnarsi nel volontariato o nella beneficenza”.