SCANSANO – Si è tenuta all’interno della Cantina dei Vignanioli del Morellino a Scansano, l’assemblea pubblica organizzata dalla Federcaccia Uct provinciale di Grosseto incentrata sui temi di maggiore attualità riguardanti l’attività venatoria e la gestione faunistico ambientale.
Dopo l’introduzione del presidente provinciale Gaetano Zambrini è seguita la relazione di Massimo Buconi, presidente di Federcaccia nazionale, il quale nella sua approfondita analisi ha spaziato da temi di attualità come il lavoro costante dell’associazione al servizio dei cacciatori e le battaglie legali in difesa dei calendari, fino a importanti temi di prospettiva.
«Sono numerose le opportunità che si prospettano per la nostra categoria – ha dichiarato Massimo Buconi – sia dal punto di vista della riqualificazione sociale del cacciatore, che da quello della gestione faunistica ambientale. I cambiamenti necessari, nel modo di agire e pensare, consentiranno all’associazione e alla sua struttura operativa, di continuare a rappresentare un punto di riferimento per la caccia e i cacciatori in Italia».
A seguire gli interventi del presidente regionale Fidc Uct (Federcaccia Toscana Unione cacciatori toscani) Marco Salvadori, il quale ha ricordato l’impegno dell’associazione in campo unitario dalla nascita di Federcaccia Toscana Unione cacciatori toscani, al protocollo d’intesa con Anuu Toscana siglato nei giorni scorsi; rimarcando più volte il lavoro che attualmente vede impegnata la struttura regionale di Fidc Uct sul prossimo “Piano faunistico venatorio” e sul “Calendario venatorio regionale”. Infine, proprio dal “cambiamento” citato dal presidente Buconi, è partito l’intervento di Davide Senserini, componente dell’Ufficio studi e ricerche di Federcaccia nazionale, nonché componente della commissione tecnica di Fidc Uct.
«In relazione al prossimo Piano faunistico venatorio regionale – ha dichiarato Davide Senserini – dobbiamo ragionare a maglia larga senza concentrarci solo su piccole realtà, avendo la consapevolezza di un territorio profondamente mutato, che necessariamente non può rispondere agli indirizzi e alle soluzioni utilizzate per la piccola selvaggina stanziale, vent’anni fa. Seguendo i giusti modelli, ci sarà ancora la possibilità di rilanciare queste specie attualmente in forte difficoltà».