GROSSETO – Quattordici studenti con disabilità appartenenti a tre scuole secondarie di secondo grado di Grosseto, hanno partecipato nell’anno scolastico appena concluso al progetto “Non valgo di meno” che ha sperimentato un percorso di supporto alla transizione scuola-lavoro.
Si è trattato di un vero e proprio Pcto (Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) personalizzato, articolato in una filiera di attività tra le quali l’orientamento al lavoro, la valutazione Icf, la formazione sulla comunicazione interpersonale in ambiente di lavoro. Queste attività hanno preceduto le esperienze di laboratorio didattico in ambito agricolo e di stage in azienda.
Alcuni numeri: 14 partecipanti, 108 ore di laboratorio di agricoltura sociale, nove studenti inseriti in stage, 10 insegnanti di sostegno coinvolti, sette famiglie che hanno partecipato agli incontri formativi, otto aziende private un ente pubblico che hanno ospitato i ragazzi in stage.
Oltre agli interventi sui ragazzi sono stati anche organizzati incontri con gli insegnanti di sostegno e con le famiglie al fine di aiutare a definire obiettivi concreti e realistici di inserimento lavorativo successivo alla scuola.
Il progetto, realizzato dall’Associazione l’Altra Città grazie al contributo di Fondazione CR Firenze, ha visto coinvolti il Polo “L. Bianciardi”, il Polo Tecnologico “Manetti-Porciatti” e l’ISIS “Leopoldo II di Lorena”.
“Questa esperienza ha valorizzato e fatto emergere competenze latenti che se non fossero state testate in ambiente di stage formativo attivo in misura protetta probabilmente non sarebbero mai venute fuori” afferma Michela Ramacciotti, funzione strumentale inclusione del Polo Bianciardi.
“Come sempre seguiamo le iniziative dell’Altra Città perché utili per l’inclusione dei DVA nel futuro; in particolare in questo progetto si sono rivelati efficaci e orientativi gli stage personalizzati” aggiunge Corrado Trinci, referente inclusione alunni Dva del Polo Manetti-Porciatti.
Infine Laura Catenaccio, funzione strumentale inclusione del Leopoldo II di Lorena, sottolinea come: “il laboratorio di agricoltura sociale di Sant’Antonio abbia permesso agli alunni di affrontare un’esperienza che li ha visti agire in un contesto nuovo, con un nuovo ruolo, impegnati in nuove relazioni personali e con nuovi ritmi. Grazie all’attività di operatori estremamente preparati, si è creato un ambiente accogliente ed efficace che ha offerto ai ragazzi i primi strumenti per l’acquisizione della consapevolezza di cosa vuol dire essere un lavoratore. Per le famiglie il progetto ha facilitato l’avvio di un percorso di transizione dalla dimensione delle aspettative a quella del progetto “professionale“ dei propri figli”.