CASTEL DEL PIANO – «Castel del Piano sta male» a dirlo Cinzia Pieraccini, che inizia così la sua lettera aperta alla comunità di Castel del Piano «per la sua candidatura a sindaco del Comune per le amministrative del 2024». Pieraccini in passato ha già ricoperto la carica di assessore nella giunta di Claudio Franci.
«Come sta Castel del Piano? Credo ce lo saremo chiesti in tanti negli anni, ancora di più, forse, negli ultimi. La risposta più facile è: male. Quella più articolata io ho provato e riprovato a cercarla finendo sempre per fare un elenco di mancanze, errori, assenze che fa male prima di tutto al cuore di chi, come me, a questo paese vuole bene».
«Credo che non serva scomodare la nostalgia dei tempi passati, ma piuttosto la consapevolezza che la società è cambiata e che non possiamo permetterci di affrontare i problemi sempre più complessi, che ci troviamo davanti come cittadini e come comunità, con superficialità e approssimazione. Si dovrà però smettere di sprecare occasioni di sviluppo e ricominciare ad essere protagonisti attivi di progetti che, sempre più, dovranno essere condivisi con gli altri Comuni del nostro territorio» prosegue Pieraccini.
«Penso che sia il momento di reagire e iniziare a costruire un progetto nuovo per Castel del Piano che guardi al domani con coraggio e ambizione. Lo dobbiamo fare prima di tutto costruendo una rete che abbia la forza di condividere intenti, prospettiva, risorse, metodo. Solo così potremo provare a rialzarci e far tornare questo paese il punto di riferimento che è sempre stato, il motore di un’Amiata che deve camminare unita verso la prospettiva che si merita».
«Sostenibilità potrebbe essere la parola chiave intorno alla quale far ruotare le idee. Perché sostenibile dovrà essere la progettualità politica se si pensa all’ambiente, ai giovani, al turismo, allo sviluppo economico. Per farlo serve, a mio avviso, un doppio punto di vista. Il primo è quello di ridare un’immagine positiva al paese e alle sue frazioni attraverso i piccoli interventi di manutenzione ordinaria che devono essere programmati e non legati all’emergenza; il secondo è quello della prospettiva che deve guardare lontano nel tempo con una progettualità ampia che sia caratterizzata da grandi canali di sviluppo».
«Né l’uno né l’altro però saranno appunto “sostenibili” se non si lotterà per mantenere e migliorare i servizi di cui questo territorio ha bisogno. Penso alla sanità, penso alla scuola, penso alle vie di comunicazione, penso ai servizi alle famiglie, penso ai servizi per trattenere i giovani nella nostra terra. Con la consapevolezza dell’immenso e non scontato lavoro che c’è da fare, io ci sono».