Pro e contro: ecco il titolo di questa rubrica settimanale. Un lavoro che nasce con l’auspicio di accompagnare l’estate dei nostri lettori.
Non abbiamo il proposito d’indirizzare le idee di chi legge, né di parteggiare per uno o l’altro interlocutore. L’unico obiettivo è mettere sul piatto un tema di discussione, ascoltare le ragioni degli uni e degli altri, riflettere, scegliere. Sempre nel segno del rispetto e senza particolari intermediazioni. Insomma, qui l’indifferenza non ha dimora: schieratevi.
Passiamo dunque al primo tema della settimana: è giusto intitolare un luogo pubblico a Silvio Berlusconi? Lo abbiamo chiesto a due politici che hanno idee contrapposte: Luca Agresti, assessore grossetano, esponente di spicco di Forza Italia e Carlo De Martis, capogruppo di Grosseto città aperta, consolidata realtà della sinistra maremmana.
Luca Agresti.
Silvio Berlusconi è stato un grande innovatore e merita senza dubbio l’intitolazione di uno spazio pubblico. Comunque la si pensi, il Cavaliere è stato un punto di riferimento per il Paese: ha innovato edilizia, editoria, comunicazione, sport. E, ovviamente, anche la politica. É grazie a Berlusconi se oggi abbiamo un centrodestra unito: fu la sua (vincente) intuizione del ’94 a dare vita al Polo delle libertà, l’embrione della coalizione che oggi, a distanza di quasi trent’anni, vede Fratelli d’Italia, centristi, Lega e Forza Italia governare insieme e con ottimi risultati a Roma, in molte regioni, in migliaia di municipi.
Non solo: a lui dobbiamo la nascita dei partiti basati su forti personalità e una grande semplificazione, dove il nome del leader compare sul simbolo elettorale e dov’è chiara l’indicazione della figura che si candida a divenire, in caso di vittoria alle urne, presidente del Consiglio.
Il Cavaliere è stato quattro volte premier e ha ricoperto numerosi altri incarichi di prestigio istituzionale e responsabilità. A livello interno, ha compiuto scelte importanti, come l’abolizione dell’Imu e la riforma del servizio militare. In politica estera, con gli accordi di Pratica di Mare e le complesse mediazioni sul Mediterraneo, ha dimostrato di essere uno statista.
Berlusconi ha lasciato un segno profondo ed estremamente positivo nella storia, riuscendo anche a portare la politica a discutere di problemi concreti, lontani da contrapposizioni ideologiche. È stato molto amato. Ma anche attaccato a livello personale, oggetto di odio e aggressioni. Credo sia giunto il momento di abbandonare il cieco rancore e riconoscere a un grande italiano il ruolo che merita.
Carlo De Martis.
No. La storia di Silvio Berlusconi non merita che gli sia intitolata una via.
Per una città la toponomastica è importante, perché attribuendo un nome ai luoghi in cui viviamo permette a ciascuno di noi di riconoscersi e sentirsi parte di una comunità. Quei nomi devono dunque unire, non dividere.
Berlusconi ha avuto la capacità di lacerare l’intera comunità nazionale, bollando come nemico chi non era dalla sua parte.
Pur avendo governato lo Stato italiano per anni non è mai diventato uno statista, perseguendo solo i suoi interessi personali per i quali non ha avuto scrupoli ad adoperare ogni mezzo, non ultimo la gigantesca frode fiscale che gli costò la condanna al carcere.
Un imprenditore cresciuto profittando dei malcostumi della Prima Repubblica, muovendosi tra la massoneria eversiva della P2 di Licio Gelli ed accompagnandosi a mafiosi come Vittorio Mangano, per poi farsi alfiere dell’antipolitica per raggiungere il potere attraverso il quale ha devastato il Paese: economicamente, socialmente, culturalmente e istituzionalmente.
Senza dubbio, in pochi sarebbero stati capaci di realizzare quanto fatto da Berlusconi: attaccare la libertà di stampa in una non casuale sintonia con l’amico Vladimir Putin, delegittimare le istituzioni ponendovi ai vertici fior di pregiudicati, colpire il sistema giustizia al solo scopo di non essere perseguito per i crimini dei quali era imputato, bruciare la credibilità internazionale del Paese, fino a condurre l’Italia sull’orlo della bancarotta costringendo tutti noi ad anni di recessione, tagli e austerità.
No, Silvio Berlusconi non merita l’intitolazione di una via e di nessun altro spazio pubblico.