GROSSETO – Sabato 24 giugno Roma ospiterà la grande manifestazione nazionale indetta dalla Cgil in difesa del servizio sanitario nazionale: Articolo 32, salute diritto fondamentale delle persone e delle comunità.
«La Cgil di Grosseto ci sarà in forze – spiega Monica Pagni, segretaria generale della camera del lavoro territoriale – perché sulla sanità stiamo per imboccare un tornante della storia, di fronte al quale bisogna prendere una posizione inequivocabile. Ed è importante che le persone capiscano qual è la vera posta sul tavolo, al di là del gioco di specchi della politica».
Pagni parte da alcuni dati oggettivi, per darne un’interpretazione. «La spesa per la sanità passerà dal 7,1% del Pil nel 2021 al 6,2% del 2026, cioè a dire 18-20 miliardi in meno. Questo sta avvenendo in un Paese dove già oggi la spesa sanitaria pro-capite – 1.920 euro nel 2019 – è molto inferiore a quella degli altri grandi Paesi europei: 3.016 euro in Inghilterra; 3.354 in Francia; 4.108 in Germania. Per non parlare di Svizzera, Svezia, Danimarca…. Per raggiungere il livello di spesa pro-capite dell’Inghilterra servirebbero 20 miliardi in più, e ne servirebbero 40 per arrivare a quello della Germania».
«Nonostante questo divario enorme, tuttavia, il nostro sistema sanitario nazionale riesce ad ottenere il 30% in meno della media europea di decessi potenziali ogni 1.000 abitanti per il mancato ricorso a interventi sanitari appropriati. Così come la media di sopravvivenza ai tumori è più alta in Italia rispetto alla media dell’Unione europea».
«Fino ad oggi il sistema ha complessivamente retto perché si è abituato a fare bene con risorse molto minori rispetto a quanto avviene negli altri grandi Paesi europei. Ma da diversi anni a questa parte le difficoltà a rispondere adeguatamente alla domanda di salute di una popolazione sempre più anziana si stanno dilatando. Come dimostrano i tempi lunghi delle attese per visite ed esami diagnostici, o quelli per gl’interventi chirurgici. Così come la sparizione in alcune aree del Paese della medicina territoriale e delle politiche di prevenzione. Questo si è tradotto in un trend pluriennale di marcata crescita della spesa privata per servizi sanitari finanziata coi risparmi, che nel 2021 ha superato i 41 miliardi di euro. Mentre in parallelo è cresciuta proporzionalmente la fetta di popolazione che rinuncia alle cure mediche perché non può permettersele».
«La strategia di chi governa oggi il Paese, che inasprisce decisioni prese in precedenza, da questo punto di vista è molto chiara: mirando a introdurre la flat tax e a eliminare l’Irap, agitando la bandiera della riduzione della pressione fiscale, puntano a sottrarre risorse alla sanità pubblica incentivando il ricorso a quella privata senza sporcarsi le mani. Un piano di lunga lena che se non verrà immediatamente fermato, nei prossimi due-tre anni produrrà effetti devastanti. Rispetto ai quali non sarà possibile tornare indietro se non al prezzo di sacrifici enormi. Complice anche gli squilibri del sistema – nei prossimi 4 anni andranno in pensione 30.000 medici e 20.000 infermieri che sarà difficilissimo rimpiazzare – quello che ci aspetta è un’impennata dei prezzi delle prestazioni sanitarie oggi garantite dai privati, fra i quali ci sono i cosiddetti “gettonisti”, medici affittati dal servizio sanitario nazionale quando mancano quelli pubblici (che finora in Toscana abbiamo bloccato). Ogni volta, infatti, che il sistema pubblico va in difficoltà nell’erogare le prestazioni, il privato alza il prezzo dei suoi servizi. Per capire cosa succederà, basta guardare sul portale internet “cupsolidale.it”, che aggrega l’offerta sanitaria privata della Toscana. Oggi un intervento di cataratta monofocale costa da 1.300 a 2.200 euro. Uno al menisco 3.600. Una risonanza magnetica al rachide lombosacrale, invece, costa da 168 a 256 euro. Un intervento di ernia inguinale da 1.700 a 2.500. E così via, ovviamente con prezzi crescenti al crescere della difficoltà degli interventi. Già con questi costi, se dovesse pagare di tasca propria, buona parte della popolazione rinuncerebbe a curarsi. Figurarsi in futuro».
«Ma c’è dell’altro su cui è importante che le persone comuni riflettano. La pandemia ideologica che promuove la privatizzazione dei servizi sanitari tende a valorizzare il ruolo della previdenza integrativa e delle assicurazioni. Omettendo di dire che nei Paesi, a partire dagli Usa, dove questo modello si è affermato in modo prepotente, la spesa sanitaria è esplosa con prezzi delle singole prestazioni in continua crescita, e lo sviluppo di mercati separati nei quali la qualità delle prestazioni sanitarie erogate dipende dalla capacità di spesa delle persone malate. Per cui, alla fine del percorso, la sanità avrà avuto un aumento di costi esorbitante e saranno allo stesso tempo aumentate le diseguaglianze fra le persone».
«Per tutti questi motivi, e per molti altri che sarebbe impossibile riassumere, sabato 24 giugno la Cgil sarà a Roma, determinata ah interrompere la corsa occulta alla privatizzazione di uno dei sistemi sanitari più efficaci e rinomati nel mondo. Che si è sempre contraddistinto per l’universalismo e l’equità nei confronti di ogni cittadino, a prescindere dal suo status economico e sociale».