GROSSETO – «Le dichiarazioni dei giorni scorsi del presidente della Nuova Solmine Luigi Mansi sull’impatto che la crisi della Venator avrà su tutto il Polo Chimico di Scarlino e, di conseguenza, sui lavoratori diretti e dell’indotto, mi riportano ad un allarme che, in questi anni, ho sempre lanciato e che deve aprire ad un’ampia riflessione sul ruolo che quest’area industriale deve avere per il territorio». Così si esprime il consigliere regionale della Lega Andrea Ulmi sulla crisi dello stabilimento Venator.
«La situazione della Venator – prosegue Ulmi – ci fa comprendere quanto fragile sia un sistema industriale che, da solo, rappresenta il trenta per cento del Pil dell’intera provincia di Grosseto e che, da troppo tempo, è sotto lo scacco di un eccesso di burocrazia e anche di chi dice di ‘no a tutto’ e mai ‘lavoriamo per’. Tutti noi siamo interessati a che le bonifiche dei siti possano andare avanti e che l’ambiente sia sempre tutelato e salvaguardato, senza dimenticare che il Polo chimico si trova in una zona ad alta vocazione turistica, ma allo stesso tempo dobbiamo anche ragionare con chi investe e dà lavoro e cerca di fare la propria parte, in termini di certificazioni ambientali e di sicurezza».
«Per questo ho sempre detto che la Venator deve fare la sua parte nella diminuzione della produzione di gessi rossi, ma anche che la burocrazia non può fermare un’intera azienda, mentre cerca di fare i passaggi richiesti. Allo stesso tempo è anche necessario fare chiarezza sul gesso rosso, perché in questi anni si è letto di tutto, dal considerarlo come un ‘ottimo ammendante in agricoltura’, fino ad essere indicato come ‘un rifiuto speciale’. Il cittadino viene così terrorizzato da questo ‘tam tam’ mediatico non sapendo a chi dare retta, ma rassegnato, nel suo pensiero e in base a quello che legge, a scegliere se dover morire per una malattia o di fame».
«Una definizione chiara del rifiuto, invece, a mio giudizio deve essere data affinché chi lo produce sappia per tempo dove e come stoccarlo. L’azienda non deve lucrare oltre il lecito, gli ambientalisti devono accettare un ambiente sostenibile che sia vivibile anche economicamente e la politica deve far incontrare due mondi che sembrano inconciliabili e non metterci i soliti ‘grovigli’ burocratici. I risvolti che la crisi Venator potrà avere li ha ben espressi l’ingegner Mansi e si ripercuotono nell’immediato sulla vicina Nuova Solmine, da cui la Venator acquista il trenta per cento dell’acido solforico prodotto, dall’indotto e, aggiungo, dalle cave di Carrara che non possono contare sul maggior acquirente di ‘marmettola’ e che adesso si trovano a fare anche loro i conti su dove stoccarla».
«Credo dunque che tutti noi siamo consapevoli di quanto sia delicata la situazione – conclude Ulmi – e dobbiamo fare di tutto, ognuno nei propri ruoli, per risolverla, perché i tempi sono adesso ristretti, la cassa integrazione pesa sempre di più sulla Venator ed il suo spettro si affaccia sulle aziende vicine, dunque è necessario passare dalla parole ai fatti. Come consigliere regionale sono sempre pronto e disponibile a fare la mia parte».