GIANNUTRI – Un grande astice blu è il simbolo della prima giornata di Operazione Mare Libero promossa da Agnesi, storico marchio di pasta italiano, insieme al Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Il crostaceo, per fortuna ancora vivo e in buone condizioni, era rimasto intrappolato in una delle reti fantasma recuperate dall’Isola di Giannutri, in piena zona 1 dell’area a mare del Parco Nazionale, uno dei settori di massima tutela che ha la funzione di conservazione e accrescimento della biodiversità marina. Un fatto tanto più grave, dunque, ma che ha reso molto evidente l’importanza della complessa operazione, grazie alla quale verranno recuperati oltre 1.200 metri di attrezzi da pesca abbandonati sui fondali in 7 siti censiti intorno all’Isola di Giannutri.
Si tratta di reti usate per la pesca ma anche ami e lenze, oggetti che rappresentano il 15% della categoria SUP, cioè Single Use Plastic e che hanno un impatto di lungo periodo, perché rilasciano microplastiche e piombo, oltre a costituire un pericolo costante per la biodiversità perché continuano a pescare in modo passivo per lunghi periodi, uccidendo indistintamente pesci, crostacei, cetacei e tartarughe. L’intervento si svolge, inoltre, in un tratto di mare che fa parte sia della Riserva della Biosfera MAB UNESCO “Isole di Toscana”, sia del Santuario Internazionale per la protezione dei Mammiferi Marini “Pelagos”, una zona internazionale creata nel 1999 per proteggere 87.500 km quadrati del Mediterraneo di estrema importanza per la conservazione di queste specie particolarmente tutelate. Nella prima giornata di recupero, oltre all’astice, sono stati salvati anche altri crostacei e piccoli pesci. Gli strumenti da pesca recuperati saranno poi smaltiti a norma di legge.
L’operazione si è articolata in varie fasi. All’inizio del mese di maggio, un gruppo di subacquei e biologi, coordinati dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano, ha effettuato un sopralluogo per mappare la presenza di reti intorno all’Isola di Giannutri catalogandone lo stato: stima della permanenza in acqua, profondità e tipologia di fondale. A partire dal 24 maggio, Giornata Europea dei Parchi, i sub si sono immersi raggiungendo fondali compresi tra i 10 e i 20 metri di profondità con l’obiettivo di recuperare la maggior parte possibile degli attrezzi da pesca identificati, soprattutto quelli che ancora rappresentano un pericolo per l’ecosistema, tralasciando quelli che – data la lunga permanenza sott’acqua – sono ormai ‘incrostati’ sui fondali: in questo caso, l’intervento di recupero sarebbe stato più dannoso della permanenza in acqua.
“La presenza di reti fantasma e di attrezzature da pesca abbandonate sui fondali e nelle scogliere dei nostri mari è un problema particolarmente rilevante. Sappiamo i danni che provocano all’ittiofauna e conosciamo la necessità di attuare un monitoraggio costante a salvaguardia dell’ambiente marino. Per questi motivi siamo felici di aver partecipato all’Operazione Mare Libero. Aver scelto di realizzare il primo intervento in occasione del 24 maggio, data in cui in tutta Europa si celebra la Giornata Europea dei Parchi, è stata un’ulteriore occasione per enfatizzare l’attenzione e la cura necessarie per tutelare le aree protette in quanto straordinari contenitori di biodiversità e formidabili erogatori di servizi ecosistemici” ha dichiarato Giampiero Sammuri, Presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano (PNAT).
“Per Agnesi l’impegno alla protezione del mare è una scelta naturale, frutto dei valori aziendali e delle scelte verso percorsi di innovazione che già da anni ne conseguono”, afferma Massimo Crippa Direttore commerciale del Gruppo Colussi, di cui lo storico marchio della pasta italiana fa parte. “L’operazione di recupero delle reti disperse, le cosiddette reti fantasma, condotta assieme al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ci pare un tassello centrale del nostro impegno verso la salvaguardia del mare. Lavoriamo quindi da una parte a evitare la creazione di rifiuti plastici, i più impattanti se dispersi nell’ambiente, dall’altra, vogliamo dare una mano a sanare una situazione di crisi ambientale che diventa ogni giorno più difficile da fronteggiare, per tutti noi. In altre parole: non siamo più parte del problema, siamo decisamente parte della soluzione”, conclude Crippa.