SCARLINO – «Gli effetti potenziali derivanti dalle difficoltà dell’impianto del Casone di Scarlino di Venator Italia srl minacciano di essere esiziali per centinaia di lavoratori dell’industria e per altre centinaia delle aziende che operano nell’indotto, con una perdita di reddito complessivo che inciderebbe pesantemente su tutta l’area delle Colline Metallifere. Per questo motivo, come già abbiamo fatto al tavolo regionale tenutosi a Firenze, chiediamo che Venator si impegni a garantire la continuità produttiva del proprio stabilimento di Scarlino».
A firmare l’appello sono Francesco Limatola, presidente della Provincia e sindaco di Roccastrada; Andrea Benini, sindaco di Follonica; Marcello Giuntini, sindaco di Massa Marittima; Nicola Verruzzi, sindaco di Montieri; Giacomo Termine, sindaco di Monterotondo Marittimo; Francesca Travison, sindaca di Scarlino; Stefania Ulivieri, sindaca di Gavorrano; e le sigle sindacali Cgil; Cisl; Uil; Filctem Cgil; Femca Cisl; Uiltec; Ugl chimici; Rsu Venator.
«Ci sono le condizioni oggettive per non rassegnarsi al declino della presenza industriale in provincia di Grosseto, a partire dal massimo impegno sui tempi dell’iter per l’approvazione dell’Aia per l’area di stoccaggio temporaneo dei gessi rossi, funzionale allo sviluppo di progetti di recupero, riduzione e futuro stoccaggio definitivo. In questi giorni anche Nuova Solmine ha manifestato le proprie difficoltà con la riduzione significativa di investimenti ed ha esplicitato in maniera chiarissima che cosa ci potrebbe attendere entro poco tempo dopo quello che è già avvenuto nei mesi scorsi a Venator, con la riduzione di personale, l’introduzione della cassa integrazione ordinaria e la revisione dei contratti delle ditte appaltatrici».
«A Venator chiediamo pertanto di non interrompere la produzione, mettendo in campo tutte le risorse possibili in termini di versatilità e capacità di stoccaggio, mantenendo un livello adeguato di attività interne che non sacrifichino gli addetti dell’indotto. Assumendosi la responsabilità sociale nei confronti del territorio nel quale opera oramai da decenni, tenendo duro per superare il momento di difficoltà e rimanendo operativa così da cogliere nel miglior modo possibile gli effetti positivi della ripresa di domanda del biossido di titanio, che si prevede ci sarà fra fine anno e inizio 2024. Solo uno sforzo collettivo, che veda a fianco aziende, lavoratori, istituzioni e sindacati, riuscirà a produrre un risultato positivo per l’intero territorio».