GROSSETO – Quando fu chiamato in Procura per notificare il decreto di perquisizione Michele Rossi, da tutti conosciuto come Ape, fu messo ad attendere in una stanzetta assieme ad un suo conoscente. Non è chiaro se gli inquirenti sperassero in un passo falso, o in una qualche ammissione tra i due.
Resta un mistero la vicenda del presunto occultamento di cadavere di cui sarebbe accusato Rossi. Un mistero anche nei tempi e nei modi. Il decreto di perquisizione domiciliare e personale a carico dell’uomo è datato 13 maggio, la perquisizione è però avvenuta il 19. Un lasso di tempo che gli inquirenti avrebbero lasciato passare per un qualche motivo, ma quale? Intercettazioni? Ulteriore ricerca di prove? Attesa di qualcosa che doveva avvenire?
Non è chiaro neppure come si sia arrivati alla pesante accusa che pende sulla testa di Rossi, quella di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere. Peraltro contestazione non in concorso. Quindi l’uomo avrebbe anche agito da solo.
Tra l’altro, per quanto gli inquirenti abbiano aperto tutte le auto e le roulotte che si trovano in un appezzamento tra via Giordania e la ferrovia, i carabinieri si sono poi concentrati su un piccolo appezzamento di terra che hanno scavato a lungo, facendo varie buche. Senza però trovare nulla.
Un mistero che si infittisce. Soprattutto, quello che non si riesce a capire è come sia iniziato tutto questo. Gli inquirenti sembrano essere andati a colpo sicuro, come fossero certi di trovare qualcosa, ma nel campo di Rossi non hanno trovato nulla, nonostante ricerche che sono andate avanti tutto il giorno e che però non sono state ripetute nei giorni successivi.
L’uomo non ha al momento, a proprio carico, alcun provvedimento di restrizione della libertà personale: non è ha provvedimenti né di fermo né di arresto a proprio carico.
Da parte dell’avvocato Giovanni Livio Sammatrice c’è il più stretto riserbo sulla vicenda. L’unica cosa che ci ha confermato è che c’è l’intenzione di «chiedere al più presto un interrogatorio chiarificatore alla dottoressa Valeria Lazzerini così da affrontare il tema delle accuse contestate e chiederne l’archiviazione».