GROSSETO – Riceviamo e pubblichiamo la replica dell’avvocato Riccardo Lottini in merito all’articolo sulla famiglia sfrattata a Follonica.
Sono l’Avv. Riccardo Lottini che, assieme al collega Luca Di Paola, ha firmato il ricorso per lo sfratto della famiglia. Ci tengo a fare alcune precisazioni, dovute soprattutto all’Ufficiale giudiziario che è stato descritto, contrariamente alla realtà, come persona poco sensibile ed eccessivamente rigida.
Il contenuto dell’articolo, anche se si limita a riferire quanto raccontato dagli sfrattati, fornisce comunque una visione unilaterale e non troppo aderente ai fatti, enfatizzata dal titolo da cui sembrerebbe emergere che la vicenda si esaurisca in uno sfratto, portato avanti nonostante una donna incinta, la presenza di bimbi piccoli e la volontà del padre di buttarsi dal balcone.
Le cose sono andate un po’ diversamente. Gli episodi di ieri devono essere contestualizzati. Preme subito evidenziare che la famiglia ha preso possesso dell’appartamento nel giugno del 2022 e, sin dal primo mese, non ha mai corrisposto un euro, rendendosi morosa anche delle spese condominiali e di quelle relative alla fornitura di acqua a cui ha dovuto pensare la mia cliente.
Il Covid potrà anche aver creato problemi lavorativi al marito, ma, visto che si parla della scorsa estate, non quella che ha preceduto l’arrivo inaspettato della pandemia, dovevano essere ben noti nel momento in cui questi firmava il contratto di locazione e prendeva possesso dell’appartamento, impegnandosi a corrispondere ciò che invece non ha mai corrisposto.
La proprietaria, dopo circa sei mesi che aveva dato in locazione l’immobile senza prenderci soldi, anzi, pagando agli inquilini le forniture di acqua, ha attivato, come avrebbe fatto chiunque, la procedura di sfratto nel pieno rispetto della Legge.
L’udienza c’è stata a gennaio 2023. E nessuno degli inquilini si è presentato, neppure per chiedere il c.d. termine di grazia, un periodo di tempo in cui si aspetta a portare avanti la procedura per consentire a chi la subisce di organizzarsi.
Subito dopo è stato notificato un precetto, con cui si chiede il rilascio spontaneo dell’immobile. Ed ancora nulla.
Ad aprile c’è stato un primo accesso in cui l’ufficiale giudiziario si è presentato, suggerendo, anche se non era tenuto a dare consigli, di rivolgersi alle istituzioni pubbliche per trovare una soluzione abitativa alternativa, suggerimenti che gli inquilini non hanno gradito, invitando l’ufficiale giudiziario a non occuparsi di queste faccende.
Poi c’è stato l’episodio di ieri. Il secondo accesso, in cui era presente, in mia sostituzione, l’Avv. Diletta Fivizzani che mi ha raccontato come non corrisponda assolutamente a verità che l’ufficiale giudiziaria abbia proferito la frase: “non lo farà”, riferendosi alla volontà dichiarata di buttarsi dal balcone del marito, e “è la solita sceneggiata napoletana”.
Il pubblico ufficiale si è comportato in maniera professionale, nel rispetto della dignità delle persone che stavano subendo lo sfratto, preoccupandosi anche per l’uomo, nonostante quest’ultimo, mentre diceva che voleva buttarsi, incitasse la moglie a riprenderlo “su Facebook”, ingenerando sospetti che le dichiarazioni, anziché corrispondere a un vero intento suicidario, avessero lo scopo di eludere l’esecuzione dell’atto.
Mi dispiace molto per i figli più piccoli e per quello che a breve verrà al mondo. Non avrei voluto replicare, mi premeva però farlo, soprattutto a tutela del decoro professionale dell’ufficiale giudiziario che ieri ha proceduto. Lui e i suoi colleghi, spesso, si trovano a operare in situazioni difficili, in cui il loro lavoro viene reso arduo da atteggiamenti simili a quelli tenuti ieri. Raccontare unicamente la versione della famiglia, farcita da attacchi all’ufficiale giudiziario, omettendo di descrivere la vicenda nella sua interezza, rischia di offrire all’opinione pubblica una visione distorta del ruolo che gli ufficiali giudiziari svolgono, creando così la percezione di funzionari rigidi e inutilmente intransigenti, contraria alla realtà.