GROSSETO – «Mutuando dalla terminologia calcistica le reazioni del sindaco di Grosseto – afferma il comitato direttivo Anpi sezione “E. Palazzoli” in una nota – si definirebbero causate da “fallo da frustrazione”. Se si ripercorrono i recenti eventi si comprende anche il perché».
«La contestazione del 22 marzo a Maiano Lavacchio; la successiva del 25 aprile a Grosseto; le posizioni assunte dalle istituzioni locali, prima fra tutte quella del presidente della provincia; la presenza nella piazza del 25 aprile anche da esponenti del centro destra, a dimostrazione di fibrillazioni presenti nella sua maggioranza; l’obbligo di riaprire la discussione in consiglio comunale sull’intitolazione di una via al fucilatore Almirante, costretto dalla iniziativa dei partiti di opposizione. Tutto ciò ha provocato da parte di Vivarelli Colonna una serie di reazioni che definire scomposte è poco».
«Prima il video postato sui social in cui sogna di schiacciare i comunisti; poi l’insistenza nell’affermare, nonostante l’evidenza, che è stata una sua scelta portare la deliberazione su via Almirante in consiglio comunale; infine la inqualificabile risposta, sempre e solo sui social, data all’onorevole Simiani a seguito di sua preoccupata ed educata richiesta. Non ultimo in ordine cronologico la querela avanzata nei confronti dell’Anpi che abbiamo motivo di ritenere rivolta solo alla nostra sezione. Siamo convinti che per questa ultima finirà come una bolla di sapone, non essendoci i presupposti di reati di alcun genere. In ogni caso dichiariamo sin da ora che nel remoto caso vi fossero conseguenze verso i manifestanti provvederemo ad lanciare una raccolta fondi sulla rete per sostenere eventuali spese legali».
«Nel congresso dell’Anpi abbiamo discusso della necessità di esercitare la “memoria attiva”, anticipiamo che per metterla in pratica il prossimo venerdì 19 maggio avremo a Grosseto Davide Conti, sociologo e storico. Conte ricostruirà il processo che Almirante intentò contro L’Unità e il Manifesto e con i loro direttori responsabili Carlo Ricchini e Luciana Castellina, per la pubblicazione dei famosi manifesti in cui minacciava la fucilazione per chi non si fosse presentato in risposta alle chiamata alle armi della Repubblica di Salò. Ricchini scrisse un libro su quel processo un libro che titolò “L’avrai, camerata Almirante la via che pretendi da noi italiani”. Un titolo e un libro quanto mai attuale che riproponiamo perché la Storia deve essere conosciuta per impedire che venga travisata e riscritta e tutti debbono sapere chi realmente è stato il fascista Giorgio Almirante».