SCARLINO – In vista del prossimo incontro nella sede della Regione Toscana, richiesto dal presidente della Provincia Francesco Limatola e dai sindaci del territorio, al quale parteciperanno gli assessori regionali di riferimento e le parti sociali, Antonio Capone, direttore generale Confindustria Toscana Sud e Giovanni Mascagni, responsabile della delegazione di Grosseto di Confindustria Toscana Sud auspichiano che «vengano finalmente sciolti i nodi che riguardano il futuro dello stabilimento Venator e dell’intero polo chimico del Casone di Scarlino».
«La necessità di giungere alla risoluzione di questo ormai annoso problema – affermani Capone e Mascagni – è un imperativo che tutte le parti in gioco devono onorare con visione, chiarezza e decisione per il bene della nostra provincia e per lo sviluppo del nostro territorio. Cercando di rappresentare la dimensione della questione in gioco, evidenziamo come alla sopravvivenza e allo sviluppo del polo chimico e di tutto il suo indotto siano legati circa 350 posti di lavoro diretti, oltre ad ulteriori 400 addetti dell’indotto, e alcune decine di milioni di euro di investimenti, e che l’export del polo chimico rappresenti oltre il 40% delle esportazioni complessive della provincia di Grosseto».
«Come delegazione grossetana di Confindustria Toscana Sud non possiamo accettare che, per il bene delle imprese, dei lavoratori e di tutti i cittadini del nostro territorio, questo asset strategico per tutta la comunità possa indebolirsi al punto da rischiare di scomparire. Ne va del nostro futuro. Nonostante l’attuale crisi globale del mercato del biossido di titanio, elemento che ci preoccupa tanto quanto la messa a dimora dei gessi rossi, il Polo chimico del Casone non si deve indebolire, piuttosto deve poter continuare a crescere e svilupparsi».
«Purtroppo, ormai da troppo tempo, rispetto alla collocazione dei gessi le parti in causa non riescono a costruire una soluzione che possa dare continuità all’attività produttiva. Eppure non è concepibile che un problema come questo, pur significativo da molti punti di vista, non possa essere affrontato e risolto adeguatamente. Abbiamo sempre partecipato ad ogni confronto con tutte le parti in gioco con la volontà di avvicinare e costruire, unire e non dividere ma adesso devono sparire tutti gli alibi che le parti in causa ritengono di avere. Riteniamo che sia giunto il momento che da una parte l’ente amministrativo (in questo caso la Regione) acceleri il più possibile gli iter autorizzativi oggi ancora in fase di istruttoria, nel rispetto della legge e nella necessaria tutela e sostegno del lavoro e del diritto di fare impresa, mentre dall’altra parte è ugualmente necessario che Venator, riconoscendo il valore di un patrimonio che si trova a gestire e che appartiene anche a questo territorio, dimostri visione e impegno utili al futuro dello stabilimento, dell’intero polo e di conseguenza dell’economia dell’intera area».