GROSSETO – «Andava avanti da tantissimi anni». Sono queste le prime parole del 70enne ridotto in schiavitù da moglie e figlio dopo che i suoi aguzzini sono stati allontanati dalla casa familiare.
Nella giornata di ieri l’uomo ha rilasciato un’intervista alle tv nazionali dalla sua nuova dimora in Piemonte, dove la famiglia si era da poco trasferita dopo aver vissuto per anni in Maremma e in cui conferma di essere stato trattato come uno schiavo, subendo botte in testa con il manico della scopa e calci e schiaffi su tutto il corpo. Agghiacciante soprattutto un dettaglio: l’uomo ha confermato di essere stato picchiato anche con un martello. E poi gli insulti e le minacce di morte «Mi dicevano sempre “ti ammazzo, devi morire”. Poi dovevo inginocchiarmi e pregare» ha raccontato.
«Mio figlio mi guardava con tanto odio – ricorda ancora la vittima -. In quella casa prima si picchiava e poi magari si parlava».
La moglie 64enne durante l’interrogatorio di garanzia al Gip di Grosseto nella giornata di martedì, 9 maggio, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il figlio 21enne, invece, indagato per maltrattamenti e lesioni personali insieme alla madre, ha dichiarato di essere pentito e che gli atti da lui compiuti sarebbero cessati da quando la famiglia aveva traslocato. La vittima invece racconta che anche di recente era soggetta a violenze, soprattutto psicologiche. «Ad esempio mi hanno detto che io non posso mangiare insieme a loro a tavola e mi hanno fatto uscire fuori sul terrazzo».
Questa è una storia di una crudeltà quasi inaudita che è finita grazie all’attenzione dei vicini che hanno denunciato le violenze. Una denuncia che anche le forze dell’ordine hanno preso a cuore, indagando a fondo per scoprire tutta la verità. Ora l’uomo è lontano dai suoi carnefici, seguito dai servizi sociali che l’accompagnano a fare la spesa, in banca e a fare le sue commissioni. Ha di nuovo accesso alla sua pensione e può muoversi liberamente senza il terrore di essere violentemente picchiato senza motivo. I suoi lividi sono guariti, almeno quelli visibili, ma per le ferite che si porta dentro ci vorrà ancora molto tempo. «Sono più sereno ora – ammette il 70enne -, ma la notte non riesco a dormire».