GROSSETO – “Come Anp-Cia Grosseto guardiamo con attenzione e forte interesse a quanto sta avvenendo nell’organizzazione delle attività riguardanti il settore sociale e quello sanitario e poiché l’obiettivo e l’auspicio è quello che il cittadino possa essere preso in carico in maniera omogenea, sia per i problemi di carattere sanitario che per i problemi di carattere sociale, siamo favorevoli ad unificare le due attività”. È il commento del presidente Anp di Grosseto Giancarlo Innocenti in merito ai possibili scenari del futuro.
“Sotto questo profilo – continua – abbiamo apprezzato il lavoro svolto dalla Regione Toscana nel determinare l’assetto dei due settori che sono attualmente divisi anche come competenze amministrative tant’è che fanno capo a due diversi assessori. C’è però un problema perché l’unificazione delle due attività porterebbe a mettere insieme concetti come ospedale di comunità, case di comunità, attività distrettuali che riguardano gli aspetti dei bisogni più urgenti e tutto questo deve risolvere due possibili criticità: la mancanza di risorse e la carenza di personale specializzato. Il personale specializzato manca – puntualizza il presidente – prima di tutto perchè stiamo parlando di professioni che mancano nel panorama di quelle attivabili, in secondo luogo perché certi tipi di servizi non sono più appetibili e perché, più generale, la sanità pubblica è sempre meno appetibile rispetto a quella privata e questo crea a sua volta un problema di disuguaglianza sociale”.
La Confederazione Italiana Agricoltori di Grosseto, in linea con quella nazionale, ha già dichiarato la volontà di battersi per garantire i diritti dei cittadini e richiede un’implementazione adeguata dell’unificazione sociale e sanitaria e una programmazione efficace sul Pnrr, senza “sperimentazioni” che potrebbero portare a un ulteriore svantaggio per alcuni territori. Inoltre, Anp chiede un impegno maggiore da parte del governo per stanziare risorse adeguate al sistema sanitario pubblico e per garantire una maggiore tutela ai cittadini con pensioni minime.
A tale proposito, commentando la legge di bilancio, Innocenti parla di un piccolo sforzo da parte del Governo. “Ci aspettavamo qualcosa in più. Il risultato conferma un piccolo passo avanti, ma per le minime il problema non è risolto. È apprezzabile, nel metodo, la rivalutazione al 120%, ma è insufficiente negli esiti, visto che le pensioni minime sono ancora ben lontane dai 780 euro, l’ammontare del reddito di cittadinanza, inoltre stride il fatto che sulle pensioni minime non siano previste agevolazioni mantenendo in questo modo il pesante carico fiscale che oggi risulta tra i più elevati d’Europa”.