MANCIANO – Si rinnova per questo 1° Maggio la tradizione mancianese di festeggiare insieme la Festa del Lavoro e quella della Liberazione del 25 Aprile. Una consuetudine che risale al 1945, quando nel paese collinare fu deciso per la prima volta di festeggiare insieme le due ricorrenze.
«Quest’anno – sottolinea Cristoforo Russo, membro della segreteria provinciale della Cgil, che rappresenterà in veste di oratore – insieme a Spi, Cgil, Anpi, Arci, Pro Loco e Consulta sociale che tradizionalmente organizzano l’appuntamento, ci sarà anche il Comune di Manciano, ha rappresentato dalla vicesindaca Valeria Bruni. Mi sembra il migliore dei modi di onorare una tradizione inaugurata nel 1945 dalla “Lega di Miglioramento fra Campagnoli” di Manciano, che con questa decisione volle sancire il parallelismo tra i diritti del lavoro e la ritrovata libertà portata dalla lotta di Liberazione. Lunedì, pertanto, dopo le incomprensioni degli scorsi anni con l’Amministrazione comunale, ci sarà un motivo in più per festeggiare tutti insieme di fronte al Monumento ai caduti per la libertà, che ha metaforicamente sostituito la Quercia di San Giovanni. Sotto la quale la Lega di Miglioramento fra Campagnoli iniziò a celebrare la festa del 1° Maggio sin dal 1905».
Il programma della giornata di festa che coinvolge tutta la comunità mancianese, inizierà a partire dalle 9:30, col raduno delle delegazioni e il tradizionale rinfresco presso la Camera del lavoro, offerto dalla Cgil, in via circonvallazione nord 39/B.
Più o meno alle 10:30 partenza del corteo accompagnato dalla “Filarmonica A. Ponchielli” di Saturnia, che percorrendo le vie cittadine raggiungerò il Monumento ai Caduti per la Libertà. Alle
11:30 deposizione di una corona di fiori al monumento, cui seguirò la celebrazione ufficiale del settantottesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo e della Festa dei lavoratori. Dalle 12:30, presso il parco pubblico Giuseppe Mazzini, seguiranno il pranzo sociale e poi il “Primo Maggio in Concerto”.
Interverranno Valeria Bruni, vicesindaca di Manciano; Lucio Niccolai Anpi Manciano, Francesca Lotti Arci Manciano e Cristoforo Russo Cgil Grosseto.
Il Primo Maggio a Manciano
«Questa Lega di Miglioramento fra campagnoli, nella sua adunanza del 22 aprile corr. deliberava di festeggiare il 1° maggio come festa civile del proletariato. Il festeggiamento consisterà in una riunione che sarà fatta all’aperta campagna fuori dell’abitato nelle ore del mattino, per salutare l’alba del giorno che è festa per il proletariato di tutto il mondo civile. Diamo garanzia che tale riunione sarà breve e procederà calma e dignitosa, e in tale convinzione questa Associazione, a mio mezzo, domanda il permesso di poter rientrare in paese riuniti in corteo con la propria bandiera.» [Lettera di Rinaldo Seri, Presidente della Lega di miglioramento tra campagnoli, al Sindaco di Manciano, 1905]
Il 1° maggio del 1905 i braccianti della Lega di miglioramento tra campagnoli di Manciano, mobilitati per occupare le terre incolte dei latifondisti, sfilarono, con le vanghe in spalla, sventolando la bandiera di color verde smeraldo dipinta dal pittore mancianese Paride Pascucci «con delle braccia che innalzano al cielo i vari arnesi del lavoro sullo sfondo di un sole rosso», una bandiera che voleva essere «simbolo di operosità, di onestà, di benessere e di pace», contro ogni forma di sfruttamento: «Non più sfruttati né sfruttatori!»
La celebrazione fu ripetuta l’anno successivo, con l’accompagnamento della Banda musicale che, tra le altre cose, suonò l’Inno dei lavoratori.
Nel 1921, alla vigilia dell’attacco fascista alla Maremma, le organizzazioni proletarie di Poggio Capanne, Saturnia, Montemerano e Poderi si radunarono al Poggio per celebrare il Primo Maggio, ognuna con la propria «musica in testa».
Appena assurta al potere, la dittatura fascista, vietò le manifestazioni sindacali e popolari per il Primo Maggio, proponendo grottesche alternative festaiole di stampo religioso o di altra natura. Così, ad esempio, a Manciano, nel 1925 proprio il Primo Maggio fu inaugurata, con celebrazioni solenni, la nuova sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso, ormai fascistizzata.
Subito dopo la Liberazione, il Primo Maggio tornò finalmente a essere la giornata dedicata al lavoro, alle rivendicazioni sindacali, ai diritti.
A Manciano il 1° maggio del 1945, i lavoratori e le lavoratrici, con le loro organizzazioni sindacali e politiche, rinverdendo l’antica tradizione avviata dalla Lega di miglioramento tra campagnoli, tornarono a riunirsi alla quercia di San Giovanni.
Nell’occasione presero la parola il Prefetto di Grosseto Amato Mati e il vecchio dirigente del movimento contadino Rinaldo Seri. In quella giornata si celebrano insieme i temi dei diritti del lavoro e quelli della
Resistenza e della Liberazione da cui è nata la Costituzione, in una perfetta e simbolica coniugazione.
Nel tempo, la tradizione del 1° maggio (dal 1947, riconosciuta come festività civile) è stata mantenuta in vita e riproposta grazie all’opera della Camera del Lavoro di Manciano, in un’iniziativa che accorpava la festa della Liberazione con quella del lavoro, una scelta dettata certamente dalla contiguità dei temi celebrati nelle due giornate, la Liberazione e il Lavoro, e l’imprescindibile riferimento unitario alla Costituzione, e forse anche da ragioni di opportunità (ad esempio gli Amministratori
della sinistra, con il gonfalone del Comune, partecipavano di norma il 25 aprile alla manifestazione ufficiale promossa dalle istituzioni provinciali a Grosseto).
Pur mutando il percorso del corteo e le forme del rituale di svolgimento, la manifestazione si è perpetuata negli anni, conservando il suo valore culturale, politico e morale. Capofila, responsabile dell’organizzazione e della gestione è sempre stata la Camera del lavoro CGIL di Manciano (poi lo SPI CGIL) con la quale hanno collaborato, nel tempo, altre associazioni del territorio (ANPI e ARCI in particolare) e l’Amministrazione comunale che, negli anni più recenti garantiva anche la disponibilità di una banda comunale e contribuiva alla promozione.
L’omaggio al Monumento ai caduti per la libertà1 ha simbolicamente sostituito come luogo di incontro e di ritrovo la storica quercia di S. Giovanni, ed è stato scelto per la conclusione della manifestazione e gli interventi di importanti esponenti del sindacalismo e dell’antifascismo provinciale.
Ogni anno la celebrazione del Primo maggio diventa un momento importante di incontro e di riflessione per i mancianesi perché torna a ricordarci che è solo grazie al sacrificio di chi ha combattuto contro il fascismo e il nazismo per la Libertà e la pace, grazie alle lotte e alle mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, all’unità e alla solidarietà, che sono stati raggiunti, nel corso di più di un secolo, tutti quei miglioramenti normativi e salariali, sanciti come diritti fondamentali dalla Costituzione conquistata con la Resistenza, che oggi vengono pesantemente rimessi in discussione. Per questo, ora più che mai è necessario stringersi attorno alle nostre bandiere: la lotta per la dignità del lavoro e la Resistenza contro i rigurgiti neofascisti per la difesa e la piena attuazione della Costituzione della Repubblica Italiana in tutti i suoi aspetti.