GROSSETO – Con la visita al carcere di Grosseto si conclude il “Viaggio della speranza-visitare i carcerati” in Toscana. Il viaggio è stato organizzato da Nessuno tocchi Caino, con l’Osservatorio carcere dell’unione camere penali italiane e la fondazione Enzo Tortora.
Della delegazione di oggi hanno fatto parte con Sergio D’Elia, Rita Bernardini ed Elisabetta Zamparutti di Nessuno tocchi Caino anche Francesca Scopelliti e gli avvocati Massimiliano Arcioni, presidente della camera penale di Grosseto, Romano Lombardi, segretario, Tania Amarugi, Alessandro de Carolis Ginanneschi, Gabriele Terranova con Michele Bottoni e Alessandra Impallazzo.
Nell’istituto oggi la delegazione ha trovato 27 detenuti per una capacità regolamentare di 15 posti. Due sono le sezioni che ospitano i detenuti in celle anche da quattro.
«La dimensione del carcere è tale da permettere quelle significative relazioni umane tra detenuti e personale che permettono di attenuare il degrado delle condizioni materiali – si legge nella nota -. L’aspetto che più colpisce in questa struttura che risale all’800 è che per la presenza di grate alle finestre nelle celle manca la luce naturale».
«Abbiamo riscontrato le criticità che si riscontrano un po’ in tutti gli istituti carcerari italiani – afferma Arcioni -. Certo la dimensione contenuta attutisce le problematiche che affliggono invece tutte le grandi strutture carcerarie. Resta il problema dello spazio fisico a disposizione di ciascun detenuto. Ci è sembrato apprezzabile lo sforzo per quanto attiene ai profili del trattamento»
«C’è un problema dal punto di vista strutturale: il carcere è vecchio, non ha spazi per le attività trattamentali – precisa Bernardini -. Di positivo ha la dimensione quasi familiare e i rapporti sono ottimi con detenuti che sono molto seguiti. C’è un sardo in articolo 21 che lavora in una panetteria di Grosseto e ha la speranza, una volta finita di scontare la pena, di andare lì a lavorare. Questo andrebbe fatto per ciascun detenuto. Seguire individualmente il detenuto è fondadamentale».
«Oggi terminiamo il giro degli istituti in Toscana. Gli altri purtroppo non hanno nulla a che vedere con l’istituto di Grosseto. Ci sono problemi di dimensione e sovraffollamento. So che C’è l’ipotesi di recuperate una vecchia caserma che potrebbe avere gli spazi anche per far entrare le imprese sfruttando la legge Smuraglia che concede sgravi fiscali anche importanti».
«Il dato rilevante sempre più comune a tutti i luoghi di pena in Italia è l’alta percentuale di detenuti affetti da disturbi mentali espressione di una condizione di emarginazione sociale. Visitandolo emerge la consapevolezza di un cambio di paradigma e cercare più che di migliorare il carcere qualcosa meglio del carcere e alternative al sistema penale».