FOLLONICA – «Gli incresciosi fatti accaduti nella notte tra il 25 ed il 26 aprile 2023 al Punto di primo soccorso di Follonica, che hanno riguardato tre professioniste sanitarie (due infermiere ed un medico), rappresenta l’ennesimo episodio di violenza ai danni del personale sanitario, che costituisce, purtroppo un caso irrisolto (cold case) da molto tempo nella sanità maremmana e non solo» afferma il segretario della Uil Sergio Sacchetti.
«Questa organizzazione sindacale ha più volte esposto sui giornali analoghi accadimenti, che hanno riguardato lavoratori e lavoratrici (più che altro lavoratrici) a tutti i livelli (medico, infermieristico, operatore socio sanitario)».
«In questi fatti incresciosi, si registra spesso lo stesso copione, dato che trattasi sovente di soggetti intemperanti, e già “attenzionati” da tempo per le proprie azioni, ma per i quali non si riesce a limitarne la pericolosità» continua.
«Trattasi di un fenomeno sempre più grave ed in aumento esponenziale, ma, purtroppo alle parole ed alle buone intenzioni enunciate per la risoluzione, non si riscontrano atti concreti e risolutivi. Riteniamo improcrastinabile l’installazione di telecamere, che mancano al punto di Primo soccorso di Follonica, unitamente alla presenza di operatori di sicurezza, che devono opportunamente presidiare la struttura, specialmente la notte. Ciò, non può non riguardare gli altri Pronto soccorso che si trovano nella Provincia di Grosseto ed in tutta la Azienda sanitaria Toscana sud est, laddove non esistenti».
«Siamo coscienti e consapevoli che il problema delle aggressioni e delle violenze negli Ospedali e nei luoghi di Cura riguardano tutte le istituzioni e che si debba lavorare unitamente alle stesse per evitare il ripetersi di fatti dolorosi e, talvolta, tragici. Purtuttavia, pensiamo che, nel caso di specie, la Azienda Sanitaria Toscana Sud Est non possa esimersi, come soggetto “principale” dal mettere in atto “hic et nunc” tutte quelle misure (telecamere e security) nel PPS di Follonica ed in tutti Pronto Soccorso dell’intera Azienda, laddove non esistenti» continua Sacchetti.
«Non vogliamo e non possiamo pensare che mentre si dibatte sulla questione (irrisolta), sulla sicurezza degli operatori sanitari, con proposte e considerazioni e si dichiara la solidarietà e sostegno agli stessi, non si possa nel contempo, con azioni concrete ed immediate, cercare di scongiurare l’evento tragico ed irreparabile (il morto)».