GROSSETO – «Un duro colpo per i clienti di istituti bancari e Poste. La sentenza della Corte di cassazione ha infatti accolto la tesi di una banca, non ritenendola responsabile della truffa subita da un cliente con la tecnica del phishing, in quanto aveva adottato e messo in atto tutte le misure di sicurezza tecnicamente efficaci a prevenire le truffe telematiche» afferma Giorgio Romualdi presidente Federconsumatori Grosseto.
Nel caso preso in esame dalla Suprema corte, un correntista, dopo aver ricevuto un falso messaggio email apparentemente proveniente dalla sua banca, incautamente forniva le proprie credenziali e restava vittima di un furto dal conto corrente ad opera di ignoti truffatori.
Il problema è più diffuso di quanto si possa pensare: l’avvocato Francesca Frosini che collabora da anni con Federconsumatori Grosseto segnala che «nella nostra provincia non passa giorno senza che ai nostri sportelli si presentino correntisti che sono incappati in questa tipologia di truffe (tramite email o sms), ormai sempre più diffuse, e che si sono visti sottrarre importi anche di diverse migliaia di euro».
Nel 2022 le pratiche gestite da Federconsumatori Grosseto per queste problematiche sono state circa venti, per tutte è stato presentato ricorso presso l’Abf (arbitro bancario finanziario della Banca d’Italia) con esiti diversi, permettendo un riconoscimento ai truffati solo in tre casi su cinque, in quanto in alcuni di questi è stato riconosciuto a favore degli intermediari l’investimento tecnologico effettuato per evitare le truffe e la loro opera di informazione a favore dei clienti, principio ribadito anche da parte della Suprema Corte con la sentenza citata.
La vice presidente di Federconsumatori Emanuela Ramponi richiama l’attenzione di tutti i correntisti affinché mettano in atto «tutte le precauzioni necessarie per non cadere in mano ai truffatori, ricordando che nessuna banca chiede le credenziali via email, sms, telefono o social: anche se la richiesta sembra provenire dalla Banca è bene non fornire per nessun motivo il Pin, i codici delle carte, le credenziali di Digital Banking o le password, neppure quelle temporanee (OTP) inviate tramite SMS per autorizzare le disposizioni di pagamento, poiché certamente si tratta di una truffa».
«E se riceviamo un messaggio o un’email sospetti, è bene mantenere la calma e contattare il proprio istituto bancario, anche attraverso i numeri verdi sempre attivi, così da verificare la fondatezza della segnalazione ricevuta ed agire di conseguenza».
«Bisogna però anche dire che la decisione della Cassazione non tiene conto del fatto che negli ultimi anni l’utilizzo dell’home banking è notevolmente aumentato, ma spesso è una scelta obbligata, dettata principalmente dalla chiusura delle filiali, dalla riduzione del personale bancario e dall’applicazione di costi di tenuta conto più bassi per chi opta per tale modalità, a fronte però di conoscenze basilari o minime da parte dei correntisti che, pertanto, con più facilità possono incappare nelle frodi messe in atto da parte di truffatori molto abili e spesso appoggiati da vere e proprie organizzazioni criminali dedite a questo tipo di attività» prosegue la nota.
Il presidente di Federconsumatori Grosseto Giorgio Romualdi segnala che «se fino a qualche anno fa i soggetti delle truffe digitali (carte di credito, bancomat e Home Banking) erano prevalentemente pensionati o cittadini anziani, oggi questo tipo di truffa, soprattutto quello legato all’Home Banking, vede come truffati cittadini di età compresa tra 30 e 60 anni tra i quali professionisti, impiegati e laureati che pur usando gli strumenti digitali non riescono a percepire il pericolo in quanto la loro conoscenza è spesso legata all’utilizzo lavorativo e quello dei social. Inoltre aggiunge che a breve Federconsumatori avvierà una campagna di sensibilizzazione ed educazione all utilizzo di tali strumenti».
l’avvocato Giompaolo Luana che collabora con lo sportello di Follonica di Federconsumatori lancia un avvertimento e ribadisce che «l’utilizzo degli strumenti digitali, soprattutto quello per i dati più sensibili sia fatto in maniera consapevole e informata. Le sedi di Grosseto e Follonica restano a disposizione per informazioni e per reclami».
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