GROSSETO – La Cgil è sinceramente allarmata per il sentiero di declino economico e sociale che il nostro territorio ha imboccato oramai da diversi anni. Declino che riguarda dinamiche demografiche, occupazionali e imprenditoriali, le cui conseguenze nefaste ci sembra siano molto poco al centro dell’attenzione di chi ha responsabilità di governo e di elaborare una visione strategica per il futuro delle nostre comunità.
Tre dati secchi che rappresentano la drammaticità della situazione, e reclamano l’urgenza di contromisure che ancora in troppo pochi si sforzano d’immaginare. Dal 2012 al 2021 la provincia di Grosseto ha perso 9.503 unità di lavoro, ovverosia posti di lavoro full-time a tempo indeterminato. Nello stesso periodo l’indice di vecchiaia – che misura il rapporto tra ultra 65enni e under 14 – è arrivato a 309,5. Il che significa che per ogni giovane con meno di 14 anni, ci sono 3 anziani. Infine, l’indice di ricambio della popolazione attiva, con un valore medio provinciale di 198, che stabilisce il rapporto percentuale tra la fascia di età di chi sta per andare in pensione (60-64 anni) e quella della popolazione che sta per entrare nel mondo del lavoro (15-19 anni). Il che significa che per ogni giovane potenzialmente in età lavorativa, ci sono due (1,98) persone che il lavoro stanno per lasciarlo. Se a questo aggiungiamo che nel 2022 il reddito pro-capite della provincia di Grosseto è stato il terzultimo in Toscana con 20.726 euro, e che ben 74.000 lavoratori (su 164mila contribuenti) hanno presentato dichiarazioni dei redditi al di sotto dei 15.000 euro, abbiamo un quadro completo che ben rappresenta i motivi strutturali della debolezza economica e sociale del nostro territorio. Oltretutto caratterizza da una forte differenziazione fra zona e zona.
Il dato più preoccupante è quello della perdita di quasi 10.000 posti di lavoro in dieci anni, conseguenza senza dubbio del crollo demografico – 7.000 residenti in meno dal 2014 a oggi – ma anche dell’impoverimento del tessuto produttivo, sempre più sbilanciato sul settore dei servizi a basso valore aggiunto, e su attività stagionali legate al turismo. Con una parallela contrazione del settore manifatturiero.
«A leggere fra le righe i dati aggregati scomposti per Comune, peraltro, si scopre quanto certi stereotipi perdano di significato – afferma la segretaria provinciale Cgil Monica Pagni -. Ad esempio, guardando all’indice di ricambio della popolazione attiva si scopre che questo si avvicina al valore migliore, del capoluogo, in realtà come Arcidosso, Castel del Piano, Monterotondo Marittimo, Montieri o Civitella Paganico, Comuni dell’entroterra dove è particolarmente forte la presenza degli stranieri, e quindi più numerosa la popolazione giovane. Ma questo si verifica anche nei Comuni di Scarlino e Follonica, dove il polo industriale del Casone attira evidentemente popolazione giovane perché le imprese manifatturiere offrono lavoro buono. Scarlino (+16) e Castel del Piano (+50), peraltro, sono le uniche due realtà nelle quali si registra un incremento dei posti di lavoro negli ultimi 10 anni. Con Grosseto (-1.048), Follonica (-1.401), Orbetello (-889), Monte Argentario (-826), Gavorrano (-685), Roccastrada (-654) che registrano perdite elevate di posti di lavoro».
«Quel che più allarma in questo contesto di progressivo impoverimento economico, è la tendenza centripeta per cui ognuno si concentra sulle proprie peculiari difficoltà, senza uno sforzo di lettura d’insieme dei problemi che trasversalmente minacciano tutti. Con dibattiti pubblici troppo spesso condizionati dagli interessi di pochi facoltosi residenti o frequentatori di questa terra, che di volta in volta si scagliano contro eolico, fotovoltaico, geotermia, infrastrutture viarie o poli manifatturieri. Mentre in agricoltura poche grandi aziende con radici nella finanza, stanno ricostituendo il latifondo a suon di acquisizioni, e nel turismo la rendita immobiliare o delle concessioni demaniali marginalizza le attività d’impresa».
«Il risultato di questo mix di difesa egoistica delle rendite di posizione di diversa natura – che però rimangono appannaggio di pochi – sta conducendo questo territorio alla marginalità. Coi giovani con livelli di istruzione e formazione più elevati, che scelgono di costruirsi un futuro in altre aree della Toscana e del Paese» prosegue.
«Per questi motivi come Cgil ci battiamo perché non siano sottovalutati temi strategici come la tenuta dei servizi scolastici, sanitari e sociali, l’insediamento delle attività manifatturiere che portano lavoro buono, o il tema della formazione professionale di terzo livello. E chiediamo di condividere a ricostituire una cabina di regia territoriale, che sia la Provincia come nella stagione dei “patti territoriali”, o il comitato “Grosseto Sì, va avanti!”. L’importante è ricomporre l’attuale sfilacciamento. Mettendo all’angolo incomprensibili attacchi nei confronti dei migranti, assecondando la narrazione di un’invasione che nei fatti non c’è. Polemiche sul reddito di cittadinanza, con assurde accuse nei confronti dei giovani “che non hanno voglia di lavorare”. Magari prendendo le mosse dalle difficoltà delle aziende a reperire lavoratori stagionali. Insomma, un vasto campionario di argomenti di distrazione di massa, a fronte di problemi reali che reclamano scelte di governo e soluzioni innovative».
Provincia di Grosseto forza lavoro* 2012 – 2021 ( fonte istat)
Provincia di Grosseto – indice di ricambio della popolazione attiva* 2012–2021 (fonte istat)