GROSSETO – «Io penso che sia profondamente sbagliato intitolare una via a Giorgio Almirante». Con queste parole, che entrano nel vivo di una polemica che da settimane tiene banco in città, Francesco Limatola ha iniziato la parte più importante del suo discorso in piazza per il 25 Aprile. E la piazza è scoppiata in un applauso, proprio come era successo pochi secondi prima quando aveva contestato la scelta “della seconda carica dello stato di tenere in casa un busto di Mussolini”.
È stato un 25 Aprile di applausi e contestazione. Una contestazione annunciata da una grossa fetta di Anpi, al sindaco di Grosseto.
Se prima, flebilmente, alcuni ragazzi, al parco della Rimembranza hanno provato a dire no alla scelta di una via ad Almirante, tutto è proseguito liscio sino a quando è stato momento dei discorsi in piazza. Se le parole di Limatola hanno strappato applausi tanto che il presidente della Provincia ha avuto difficoltà a parlare, quando è stata la volta del sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, chi era di fronte si è voltato, iniziando a cantare Bella ciao.
Uno sgarbo istituzionale che è stato mal digerito dal primo cittadino che prima ha affermato che “via Almirante è voluta dal popolo” e poi ha minacciato di andarsene. Il presidente provinciale Anpi, Luciano Calì, ha fatto spostare un gruppo di persone, con lo striscione Anpi provinciale più avanti, così da fare una sorta di barriera tra il sindaco e il resto della piazza, ma è stato necessario l’intervento di Limatola, che ha chiesto ai presenti di lasciar parlare Vivarelli Colonna, per riportare la calma e consentire al primo cittadino di terminare il proprio discorso.
A strappare più volte applausi è stato invece Francesco Limatola, che ha fatto un discorso vibrante e sentito. «Che non si debba intitolare una via ad Almirante lo dico non da uomo di parte, ma da uomo delle istituzioni: da sindaco e da presidente. Almirante è stato segretario di redazione della rivista Difesa della razza molto attiva nella campagna antisemita. Da questa campagna nacque, nel mio comune, un campo di internamento da dove furono deportati ebrei italiani che morirono nei campi di concentramento. Fu firmatario del manifesto che prevedeva pena di morte per chi non si arruolava per la Repubblica di Salò».
Poi la stoccata al sindaco che si trovava proprio al suo fianco «Tralascio il maldestro tentativo di accomunare Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante. Non c’è nessuna pacificazione nazionale da fare: è stata fatta già. La vera pacificazione risiede nella nostra carta costituzionale che è la casa di tutti e su cui siamo chiamati a giurare nel primo giorni di insediamento. Questa è un’inutile provocazione che sta dividendo una comunità. Quei morti non meritano l’affronto di un’intitolazione di una via ad Almirante. E credo e auspico che quella decisione possa essere, e debba essere, ritirata per un 25 Aprile davvero di tutti».