SCARLINO – “Le notizie che ci giungono dal mondo sindacale sulla Venator sono che probabilmente il primo rischio, quello della chiusura dell’azienda, sia scongiurato, ma adesso, se non si agisce in fretta per autorizzare il sito di stoccaggio temporaneo, rimane quello che la produzione si fermi e che i lavoratori si trovino per alcuni mesi in cassa integrazione a zero ore, con tutto quello che ciò comporta per una famiglia”.
Così il consigliere regionale della Lega Andrea Ulmi sulla vicenda dell’azienda di Scarlino. “Gli spiragli che si sono aperti sono sicuramente importanti – afferma Ulmi – ed anche quanto si avverte in Regione ci lascia prudentemente positivi sul futuro dell’azienda, siamo invece decisamente più preoccupati da un iter burocratico che, se non porta alle autorizzazioni per il sito di stoccaggio temporaneo che deve obbligatoriamente arrivare prima dell’estate, o meglio sarebbe entro la fine di maggio. Questo per scongiurare la fermata della produzione, che oggi avviene con una sola linea su tre, e che costringerebbe i lavoratori alla cassa integrazione a zero ore, dopo mesi di cassa svolta per un minimo di cinque e un massimo di dieci giorni al mese. Chi conosce questo tipo di ammortizzatore, che resta fondamentale in situazioni di questo tipo, sa che comunque questo avviene con una, ulteriore, notevole riduzione della paga mensile che andrà a gravare su numerose famiglie. Questo va evitato”.
Il consigliere regionale della Lega ritiene che a questo punto sia giunto il momento di dare certezze al polo chimico di Scarlino e “lo si può fare solo a fronte di una misura che assicuri alla Venator lo stoccaggio temporaneo, in attesa della soluzione definitiva che porti, nel frattempo, l’azienda a ridurre il quantitativo di gesso rosso e ad allestire quello che sarà la discarica per lo stoccaggio dello stesso. L’azienda si è detta pronta a fare la propria parte ed è giusto che ciò avvenga – conclude Ulmi -, la Regione ci pare che sia intenzionata a fare lo stesso. Che il problema della produzione limitata della Venator vada a colpire anche altre realtà vicine e non, come le cave di Carrara che cedono la ‘marmettola’ e la adiacente Solmine, che vede nella società confinante il suo più importante cliente, è chiaro a tutti. Adesso però bisogna evitare che in questa situazione, che deve portare ad una soluzione definitiva, a rimetterci non siano ancora di più i lavoratori che, in questi mesi, hanno avuto un atteggiamento costruttivo e collaborativo dimostrando, in più di un’occasione, di considerare il proprio posto di lavoro ben più di un semplice impiego”.